Fra il 19 e il 29 novembre scorsi, Elon Musk ha donato 5.044.000 azioni di Tesla in beneficenza a un ente anonimo. Lo rivelano alcuni documenti depositati lunedì alla Sec, la Commissione per i titoli e gli scambi, ovvero l’ente federale statunitense che vigila sulla Borsa.
Calcolando il valore dei titoli di Tesla in quel periodo, è possibile stimare che Musk ha donato un totale di 5,74 miliardi di dollari. Un atto filantropico, l’ennesimo, per l’uomo più ricco al mondo, che può contare su un patrimonio stimato di 243 miliardi di dollari.
Ma, allo stesso tempo, con un risvolto importante anche sul piano fiscale. Negli Usa, infatti, le azioni donate in beneficenza non sono soggette alla tassazione sulle plusvalenze. Proprio il tema delle tasse pagate dai “paperoni” era finito al centro di una diatriba social fra Elon Musk e Bernie Sanders.
Polemica alla quale il patron di SpaceX e Tesla, classe 1971, di origini sudafricane (ma con cittadinanza canadese e naturalizzato statunitense) aveva messo fine annunciando su Twitter che avrebbe pagato più di 11 miliardi di dollari di tasse sulle stock option in scadenza.
Già nel 2012 aveva sottoscritto l’appello ‘The Giving Pledge’, promosso da Bill Gates e Warren Buffett, con il quale i firmatari si impegnavano a donare ai meno abbienti la metà dei rispettivi patrimoni. Fino al settembre 2020 ha però donato “solo” 100 milioni di dollari a fronte di un conto in banca di 68 miliardi.
Nel frattempo, le sue donazioni sono triplicate. Soprattutto a partire dal gennaio 2021, data del sorpasso su Mr. Amazon, Jeff Bezos, in testa alla classifica dei super-ricchi. Elon Musk si è perfino detto pronto a vendere azioni di Tesla per sei miliardi qualora questa cifra servisse a risolvere la fame nel mondo.
Da ricordare è anche il suo impegno sul fronte ambientale e sociale. Dall’impegno per ripristinare Internet a Tonga e nelle aree remote del Brasile a quello per il monitoraggio della deforestazione in Amazzonia utilizzando la tecnologia satellitare di SpaceX.
Che, per inciso, non sarà protagonista del tanto discusso impatto con la Luna annunciato per il 4 marzo. A colpire il satellite terrestre non sarà infatti lo stadio di un razzo Falcon 9, bensì il booster del razzo cinese Lunga Marcia 3C, in orbita dal 2014.
L’impegno ambientalista di Elon Musk è confermato anche dalla sua retromarcia sui Bitcoin. Dopo esserne stato uno dei principali promotori, infatti, a maggio dello scorso anno aveva denunciato pubblicamente i danni per l’ambiente causati dal “mining” delle criptovalute, facendone crollare il valore.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Perché la ‘Persona dell’anno’ del 2021 secondo la rivista Time ha anche dei nemici. Come ad esempio i gruppi animalisti che accusano la sua Neuralink, specializzata in interfacce neurali impiantabili, di crudeltà sugli animali.
La Physicians Committee for Responsible Medicine ha infatti segnalato la morte di 15 delle 23 scimmie impegnate nei test clinici sui chip cerebrali di Neuralink. Fondata nel luglio 2016, l’azienda ha l’obiettivo di aiutare le persone tetraplegiche a recuperare le funzioni fisiologiche compromesse.
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