Una panoramica degli scenari (più o meno probabili) che potrebbero verificarsi nei mesi precedenti alla chiamata alle urne
Né Trump né Biden sono usciti particolarmente bene dal loro prima faccia a faccia in vista delle elezioni presidenziali del 2024, ma l’attuale presidente ha senz’altro subito il contraccolpo più grave in termini di credibilità agli occhi degli elettori. Nel corso del dibattito è sembrato più volte confuso e incerto su cosa dire, debolezze che non sono sfuggite né al suo avversario né agli spettatori. La voce roca, dovuta a un raffreddore, non ha contribuito a migliorare la sua immagine o a far cambiare idea a chi lo ritiene troppo anziano per guidare gli Stati Uniti (sebbene non ci sia un grande divario in termini di età tra lui e Trump). Una serata storta può capitare a chiunque, come osservato dall’ex presidente Barack Obama, eppure è bastata a riaccendere la discussione attorno all’eventuale sostituzione di Biden prima delle elezioni.
Innanzitutto è opportuno ricordare che la nomina di Biden dovrebbe essere ratificata dai candidati alla convention del Partito Democratico, che si svolgerà dal 19 al 22 agosto a Chicago. In questo caso il condizionale potrebbe rivelarsi una precauzione inutile, perché l’attuale presidente ha ottenuto dei consensi importanti alle primarie e nessuno potrà sostituirlo contro la sua volontà. Al momento lui non sembra intenzionato a farsi da parte, dunque è poco probabile che a novembre Trump si ritrovi ad affrontare un avversario diverso. Ma ipotizzando che da qui ad agosto l’inquilino della Casa Bianca cambi idea, quali sarebbero gli scenari che andrebbero a concretizzarsi? E chi, realisticamente, potrebbe prendere il suo posto in qualità di candidato del Partito Democratico?
Nel caso in cui Biden decidesse di ritirarsi prima della convention democratica, i delegati avrebbero la possibilità di scegliere qualsiasi sostituto, senza per forza limitarsi a coloro che si erano candidati alle primarie. Esiste anche la possibilità che sia lo stesso Biden a suggerire un nome. Questo scenario, per quanto previsto dal sistema politico statunitense, potrebbe rivelarsi un boomerang per il Partito Democratico, perché darebbe a Trump ottime argomentazioni per tirare acqua al suo mulino. Inoltre, il rischio di scontri interni a pochi mesi dalle elezioni potrebbe gettare una luce negativa sul nuovo candidato e minare le sue probabilità di vittoria.
Detto questo, tra le persone che potrebbero prendere il posto di Biden c’è l’attuale vicepresidente Kamala Harris. Al momento non gode di grande popolarità, tuttavia se i delegati scegliessero qualcun altro al suo posto rischierebbero di causare dei malumori non solo all’interno del partito, ma anche tra ampie fasce dell’elettorato democratico.
Tra l’altro è probabile che Biden in persona potrebbe suggerirla come nuova candidata prima di farsi da parte e al momento nulla porta a pensare che i delegati sarebbero propensi a ignorare la sua volontà.
Ci sono alcuni esponenti del Partito Democratico che, pur godendo di grande popolarità, hanno preferito evitare di candidarsi alle primarie per evitare di ostacolare il presidente Biden, del quale sono grandi sostenitori. Tra di essi ci sono Gavin Newsom, il governatore della California, J.B. Pritzker, il governatore dell’Illinois, Andy Beshear, il governatore del Kentucky, e Gretchen Whitmer, la governatrice del Michigan. Se Biden si facesse da parte, anche loro potrebbero essere presi in considerazione dai deputati, sebbene appare improbabile che qualcuno di loro possa essere scelto prima di Harris. Potrebbero però avere delle ottime opportunità di diventare vicepresidenti.
La possibilità di ritirarsi anche dopo aver ottenuto la candidatura è prevista dal sistema politico statunitense. In questo scenario, che al momento sembra poco probabile, la scelta del nuovo candidato spetterebbe ai 483 membri del Democratic National Committee, che comprende governatori, parlamentari e funzionari locali del Partito Democratico.
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