La Moldavia è al voto per il presidente e il referendum sull’integrazione europea. Una scelta tra l’influenza russa e il percorso verso l’UE in un momento cruciale per il futuro del paese
Per la Moldavia, la prossima domenica rappresenta un appuntamento elettorale di importanza storica. Gli elettori sono chiamati alle urne per un doppio voto: da un lato, dovranno scegliere il nuovo presidente o la nuova presidente del paese, mentre dall’altro, con un referendum, decideranno se cambiare la Costituzione per sancire l’impegno della Moldavia verso l’integrazione europea.
Questo passaggio, se approvato, darà una chiara direzione al futuro del paese, inserendo ufficialmente l’adesione all’Unione Europea tra i principi costituzionali della Moldavia. In un contesto geopolitico estremamente teso, queste votazioni non solo segneranno una svolta interna, ma avranno ripercussioni anche a livello internazionale, influenzando gli equilibri in tutta l’Europa orientale.
Negli ultimi anni, la Moldavia, un’ex repubblica sovietica indipendente dal 1991, ha preso le distanze dalla Russia adottando politiche sempre più filo-occidentali. Questa tendenza ha portato, nel 2022, a ottenere lo status di paese candidato all’UE, segnando un importante passo avanti verso l’integrazione europea.
A ottobre, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fatto visita alla capitale moldava, Chisinau, e ha annunciato un programma di aiuti da 1,8 miliardi di euro, una cifra pari al 10% del PIL del paese. Questo sostegno finanziario da parte dell’UE riflette la volontà di consolidare i legami con il governo moldavo e dimostra che l’Europa intende accompagnare la Moldavia nel suo percorso verso una maggiore stabilità economica e politica.
A sostenere la Moldavia in questo processo è il Partito di Azione e Solidarietà (PAS), una forza politica liberale e filo-europea, guidata dalla presidente Maia Sandu, che sta facendo del progetto di integrazione europea una priorità nazionale. Il PAS si è impegnato a realizzare riforme interne orientate a modernizzare le istituzioni e a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma il percorso non è stato privo di difficoltà. La Russia, infatti, ha reagito con una serie di misure per limitare l’autonomia del paese, tra cui campagne di disinformazione, pressioni economiche e tentativi di destabilizzare il governo.
Nonostante i progressi verso l’Occidente, la Moldavia è una nazione profondamente divisa. La sua popolazione presenta diverse visioni sul futuro: da un lato, una maggioranza favorevole all’integrazione europea, dall’altro, una considerevole minoranza che guarda ancora alla Russia come un punto di riferimento culturale ed economico.
Questo dualismo ha radici storiche e culturali profonde, e la presenza russa nella regione, in particolare in Transnistria – una zona filorussa che ha dichiarato l’indipendenza dalla Moldavia nel 1992 e che ospita circa 1.500 militari russi – non fa che alimentare i timori di un intervento diretto di Mosca.
Proprio in Transnistria, che riceve gas russo gratuitamente e mantiene stretti legami con Mosca, si concentra buona parte delle preoccupazioni sulla possibilità di un intervento russo. La situazione è peggiorata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022: Mosca ha minacciato la Moldavia, con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che ha dichiarato che il paese rischia di diventare la “prossima Ucraina” se continuerà il suo percorso di avvicinamento all’Unione Europea e alla NATO.
La Russia ha messo in atto campagne di propaganda per scoraggiare l’integrazione europea della Moldavia, utilizzando una retorica basata su valori tradizionali e ostilità verso i diritti della comunità LGBT+, un tema che ha trovato particolare risonanza in una società ancora profondamente legata alla religione ortodossa.
Nel 2020, con l’elezione di Maia Sandu alla presidenza, la Moldavia ha preso una svolta decisiva verso l’Europa, firmando accordi di cooperazione militare con la Francia e un patto di Sicurezza e Difesa con l’Unione Europea. Tuttavia, la Russia ha intensificato la sua pressione, bloccando l’importazione di prodotti moldavi e aumentando i prezzi dell’energia.
La Moldavia, fino a poco tempo fa, era fortemente dipendente dal gas russo, e l’improvviso aumento dei costi energetici ha avuto un impatto negativo sull’economia del paese, causando insoddisfazione tra i cittadini e rendendo ancora più difficile il compito del governo.
In Moldavia, la Russia ha anche sostenuto le attività di Ilan Shor, un uomo d’affari moldavo condannato per frode e fuggito in Russia, che finanzia movimenti filorussi. Shor, con il supporto dei servizi segreti russi (FSB), ha tentato di destabilizzare la Moldavia attraverso campagne di disinformazione e proteste orchestrate.
A ottobre, Shor ha promesso pagamenti fino a 375 euro agli elettori che avrebbero votato contro l’integrazione europea. Queste manovre hanno portato le autorità moldave a sospendere diversi account Telegram legati a Shor e alla sua rete, con l’obiettivo di limitare la diffusione di notizie false.
Il referendum sull’integrazione europea è quindi anche una prova della resistenza moldava contro l’influenza russa. Le autorità moldave sono consapevoli della sfida che affrontano: in primavera, la polizia ha scoperto un tentativo di frode elettorale, con denaro russo destinato a corrompere gli elettori. Anche la disinformazione ha giocato un ruolo significativo.
Nel 2022, sono diventati virali alcuni video deepfake che accusavano la Romania di pianificare un’invasione della Moldavia e mostravano Maia Sandu in atteggiamenti denigratori verso i cittadini moldavi. Meta, la società madre di Facebook e Instagram, ha chiuso numerosi account associati alla diffusione di notizie false, cercando di contenere quella che è stata definita una “guerra ibrida” da parte della Russia.
Il sostegno pubblico dell’Unione Europea alla Moldavia non è solo un segnale politico, ma anche un investimento nella stabilità della regione. La Moldavia rappresenta una linea di demarcazione tra la sfera d’influenza occidentale e quella russa, e il referendum di domenica potrebbe sancire un cambiamento di rotta definitivo per il paese. La presidente Sandu e il PAS hanno fatto dell’integrazione europea una delle loro priorità principali, mentre la Russia continua a cercare di ostacolare il processo.
Il referendum costituzionale e le elezioni presidenziali potrebbero non solo segnare un punto di svolta per la politica interna della Moldavia, ma anche mandare un messaggio forte all’Europa e alla Russia. Il sostegno al referendum è visto come un passo in avanti verso l’UE, mentre un voto contrario potrebbe rallentare il processo di adesione, rafforzando indirettamente l’influenza russa nella regione. La Moldavia, come l’Ucraina, si trova a un bivio storico, e le elezioni di domenica rappresentano un momento decisivo per il suo futuro.
Con una popolazione divisa tra passato e futuro, tra le influenze della Russia e il sogno europeo, la Moldavia si prepara a un momento di riflessione collettiva. Il risultato delle elezioni mostrerà se il paese è pronto a voltare pagina e ad abbracciare definitivamente un’identità europea.
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