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Elezioni in Francia, oltre 200 candidati hanno scelto di ritirarsi dal secondo turno

C’entra la volontà di arginare il Rassemblement National nelle varie “triangolazioni” causate dall’alta affluenza al primo turno. Ma cosa significano questi ritiri in vista del 7 luglio quando la Francia tornerà al voto?

Le elezioni legislative francesi del 2024 rappresentano un momento cruciale per il futuro politico del paese. La possibilità che il Rassemblement National (RN), partito di estrema destra, possa ottenere una maggioranza assoluta ha spinto le forze di sinistra e di centro a un’alleanza strategica senza precedenti, chiamata desistenza. Questo accordo, volto a evitare la frammentazione del voto e a contrastare l’ascesa del RN, è diventato il fulcro della campagna elettorale.

Alta affluenza e sfide triangolari

L’alta affluenza alle urne, pari al 67%, ha permesso a molti candidati di accedere al secondo turno. In particolare, chiunque abbia ottenuto almeno il 12,5% dei voti al primo turno è passato al ballottaggio. Questo ha portato a un numero record di sfide triangolari, con 306 circoscrizioni interessate. Un confronto con le legislative del 2022, che avevano visto solo otto triangolazioni, evidenzia l’eccezionalità della situazione attuale.

Questo incremento è significativo per diversi motivi. In primo luogo, l’alta affluenza dimostra un coinvolgimento maggiore dell’elettorato rispetto alle precedenti elezioni. La partecipazione attiva dei cittadini può essere interpretata come un segnale di consapevolezza riguardo all’importanza di queste elezioni e al rischio rappresentato dall’ascesa del RN. Inoltre, il numero elevato di sfide triangolari e quadrangolari rende il panorama politico estremamente frammentato e complesso, aumentando l’incertezza sull’esito finale delle elezioni.

Il patto di desistenza

Per evitare il rischio di una maggioranza assoluta del RN, il presidente Emmanuel Macron e altri leader politici hanno fatto appello alla desistenza. Questo patto prevede il ritiro dei candidati con minori possibilità di vincere nei ballottaggi triangolari e quadrangolari. Come riportato da Le Monde, già 208 candidati si sono ritirati per sostenere questa strategia anti-RN.

Tra i ritiri più significativi si annovera quello di Dominique Faure, ministra con delega alle Collettività e alle campagne, che ha ceduto alle pressioni del presidente Macron e del premier Gabriel Attal. La decisione di Faure, che ha rinunciato a correre in una circoscrizione dove un socialista era in testa, simboleggia l’importanza attribuita a questa strategia unitaria.

Anche altri politici di spicco hanno seguito l’esempio di Faure. In totale, 129 candidati del Nuovo Fronte Popolare di sinistra e 79 del partito presidenziale Ensemble hanno rinunciato alla competizione elettorale. Tuttavia, circa 40 candidati sfavoriti, sia di sinistra che di centro, hanno deciso di non ritirarsi, preferendo continuare la loro campagna elettorale nonostante le pressioni politiche e mediatiche. Questo ha suscitato critiche e preoccupazioni tra gli elettori e gli osservatori politici, che temono che questa scelta possa favorire il RN.

Critiche e ambiguità

Nonostante l’accordo, non tutti i candidati hanno accolto l’appello alla desistenza. Come detto, circa 40 candidati, sfavoriti nei sondaggi, hanno deciso di rimanere in corsa. Questo ha suscitato critiche da parte di diversi quotidiani e osservatori politici. In particolare, i giornali di sinistra Libération e L’Humanité hanno pubblicato prime pagine identiche con il titolo “Desisti, dimostra che resisti”, facendo eco a una famosa canzone del 1981.

Le critiche si sono concentrate principalmente sulla presunta ambiguità delle indicazioni fornite dal presidente Macron. Mentre il Nuovo Fronte Popolare ha chiaramente invitato tutti i suoi candidati arrivati terzi a ritirarsi, le direttive di Macron sono state meno uniformi. Il presidente ha suggerito che la coalizione Ensemble avrebbe ritirato i propri candidati arrivati terzi solo in determinate circostanze, valutando caso per caso. Questa ambiguità ha generato incertezze e critiche, specialmente da parte degli elettori e dei media contrari alla vittoria dell’estrema destra.

Il sistema elettorale francese

Il sistema elettorale francese prevede che, in ciascuna delle 577 circoscrizioni, possa vincere solo un candidato che ottenga il 50% più uno dei voti espressi da almeno il 25% degli elettori. Al primo turno, il RN ha ottenuto il 33,15% dei voti, eleggendo 76 deputati. La restante parte dei seggi sarà determinata dal secondo turno, in programma il 7 luglio.

La legge elettorale francese richiede un livello significativo di supporto per vincere al primo turno, il che rende quasi inevitabile il ricorso a un secondo turno in molte circoscrizioni. Questo meccanismo è stato pensato per garantire una rappresentanza più equa e per evitare che un singolo partito possa ottenere una maggioranza assoluta senza un sostegno diffuso. Tuttavia, in questa particolare tornata elettorale, il rischio che il RN possa comunque raggiungere una maggioranza significativa ha reso necessario il ricorso a strategie come la desistenza.

Foto EPA/TERESA SUAREZ

Il confronto politico

Il confronto politico tra i candidati si è intensificato negli ultimi giorni, con particolare attenzione ai ballottaggi triangolari e quadrangolari. In molte circoscrizioni, la competizione vede il RN affrontare candidati del Nuovo Fronte Popolare (NFP) e di Ensemble, la coalizione di Macron. L’alta affluenza e il numero record di sfide a tre rendono l’esito delle elezioni estremamente incerto.

La strategia della desistenza è stata accolta in modo diverso dalle varie forze politiche. Il Nuovo Fronte Popolare ha ritirato numerosi candidati, anche in circoscrizioni dove erano arrivati secondi, per favorire i candidati di Ensemble. L’obiettivo è quello di concentrare i voti dell’elettorato di sinistra e di centro su un unico candidato per contrastare efficacemente il RN.

Macron, sebbene inizialmente meno chiaro nelle sue indicazioni, ha infine sostenuto il ritiro dei candidati arrivati terzi, salvo alcune eccezioni. In particolare, nei casi in cui al secondo posto ci fossero candidati del partito di sinistra La France Insoumise, la decisione è stata valutata caso per caso.

Che cosa succederà in Francia dopo il voto?

Le elezioni legislative del 2024 rappresentano un punto di svolta per la Francia. Il risultato del secondo turno determinerà non solo la composizione del nuovo parlamento, ma anche la direzione politica del paese nei prossimi anni. La possibilità di un’alleanza strategica tra forze politiche tradizionalmente avverse, come quella tra la sinistra e il centro, potrebbe stabilire un nuovo paradigma nella politica francese.

Le ripercussioni di queste elezioni si faranno sentire anche a livello europeo. La Francia, essendo uno dei principali membri dell’Unione Europea, gioca un ruolo fondamentale nelle decisioni politiche e economiche del continente. Un’eventuale vittoria del RN potrebbe influenzare le dinamiche interne all’UE e rafforzare i movimenti populisti e nazionalisti in altri paesi europei. Di contro, una coalizione solida tra centro e sinistra potrebbe favorire una maggiore stabilità politica e promuovere politiche più inclusive e progressiste.

Redazione

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