Da Macron a Melenchon, l’urgenza (sembra) essere quella di fermare l’avanzata dell’estrema destra del Rassemblement National, in che modo?
In una tornata elettorale segnata da un’affluenza record, con oltre il 65% degli aventi diritto al voto recatisi alle urne, la Francia si trova a un bivio storico. Marine Le Pen e il suo Rassemblement National (RN) hanno ottenuto una netta vittoria nel primo turno delle legislative, raccogliendo tra il 33% e il 34% dei consensi. Questo risultato ha aperto la strada a un possibile traguardo senza precedenti: la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale.
La coalizione di Emmanuel Macron, al contrario, ha visto una significativa battuta d’arresto, raccogliendo tra il 20% e il 22% dei voti. Questo segnale di debolezza ha costretto il presidente francese a prendere la parola immediatamente, lanciando un appello urgente per una “ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno”. Macron ha cercato di mobilitare tutte le forze politiche contrarie all’onda lepenista per formare un fronte comune.
Marine Le Pen ha celebrato il successo elettorale nel suo feudo di Henin-Beaumont, dove è stata rieletta al primo turno. Rivolgendosi ai suoi sostenitori, ha dichiarato: “Questa di stasera è la prima tappa di una marcia verso l’alternanza politica per condurre le riforme di cui ha bisogno il Paese”. Le Pen ha inoltre proiettato il futuro del suo partito verso la leadership del governo, indicando Jordan Bardella come il futuro premier, e verso la sua corsa all’Eliseo nel 2027. “La democrazia ha parlato – ha affermato – i francesi hanno testimoniato la loro volontà di voltare pagina dopo 7 anni di potere sprezzante e corrosivo”.
Jordan Bardella, parlando dal quartier generale parigino del partito, ha dichiarato: “L’esito del voto in Francia rappresenta un verdetto senza appello, un’aspirazione chiara dei francesi al cambiamento”. Bardella ha sottolineato che “l’alternanza è a portata di mano” e ha promesso di essere “il primo ministro di tutti”, interpretando il voto come una delle decisioni più cruciali nella storia della Quinta Repubblica.
L’Assemblea nazionale è composta da 577 deputati: 558 seggi sono assegnati ai dipartimenti francesi, 8 ai territori d’oltremare, come la Nuova Caledonia, e 11 ai francesi residenti all’estero. Per ottenere la maggioranza assoluta, un partito deve conquistare almeno 289 seggi. Nel primo turno, sono già stati assegnati 80 seggi: il Rassemblement National (RN) ha ottenuto 40 seggi, il Nouveau Front Populaire (NFP) 32, i macronisti quattro, altri partiti di centro tre, i gollisti uno, e un candidato socialista non affiliato al NFP ha conquistato un seggio.
Il sistema elettorale francese è maggioritario a due turni. Al primo turno, i candidati devono ottenere la maggioranza assoluta e almeno un quarto dei voti degli elettori registrati nella propria circoscrizione per essere eletti direttamente. Tuttavia, molte elezioni vengono decise al secondo turno, dove passano tutti i candidati che hanno ricevuto almeno il 12,5 per cento dei voti degli aventi diritto. In questo secondo turno saranno coinvolti 497 seggi ancora da assegnare. L’alta affluenza del primo turno, pari al 66,7 per cento, ha permesso a più di 300 circoscrizioni di avere tre o addirittura quattro candidati qualificati per il secondo turno. In queste circostanze, le desistenze, ovvero il ritiro strategico di un candidato per concentrare i voti su un altro per sconfiggere un avversario comune, possono diventare decisive. Gli accordi di desistenza devono essere stabiliti entro le 18 del giorno precedente il voto.
Intanto la sinistra unita nel Nuovo Fronte Repubblicano ha ottenuto il 28-29% dei voti. Jean-Luc Mélenchon, leader di questa coalizione, ha risposto con un appello: “Neppure un voto andrà al RN, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato”. Anche Raphael Glucksmann, esponente di spicco della coalizione, ha ribadito questa linea, sottolineando l’importanza di unire le forze per sconfiggere l’estrema destra.
Nonostante gli appelli da parte di Mélenchon e Glucksmann, il fronte anti-lepenista appare frammentato. La risposta della maggioranza macroniana non è stata altrettanto decisa. Mentre Macron ha chiamato all’unione repubblicana, Edouard Philippe, uno dei leader della maggioranza, ha invitato i suoi sostenitori a evitare di votare sia per RN che per LFI (La France Insoumise), il partito di Mélenchon. Questa posizione potrebbe compromettere gli sforzi per formare un fronte unito contro l’estrema destra, poiché molti voti potrebbero non convergere sul candidato più forte contro RN.
L’atteggiamento incerto dei Républicains, che hanno ottenuto un 10% considerevole, aggiunge ulteriore dubbi al fronte anti Le Pen. Non seguiranno l’esempio di Eric Ciotti, che ha stretto un accordo con Marine Le Pen, ma al contempo non daranno indicazioni di voto ai loro elettori, lasciando un vuoto strategico che potrebbe favorire RN. La settimana che precede il secondo turno sarà decisiva. Il grido d’allarme di Glucksmann riflette la gravità della situazione: “Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia”. La posta in gioco non è mai stata così alta, con l’ombra di un governo dominato dall’estrema destra che incombe sul futuro politico del paese.
La strategia del RN ha finora dimostrato di essere efficace. La capacità di Marine Le Pen di riposizionare il partito, distanziandosi dalle posizioni più radicali del padre e fondatore del RN, Jean-Marie Le Pen, ha giocato un ruolo cruciale nel guadagnare consensi anche tra gli elettori più moderati. Questo processo di “sdoganamento politico”, durato vent’anni, sembra aver finalmente portato i suoi frutti. Le Pen ha dichiarato: “Il voto che vede il Rassemblement National in testa è un segnale di fiducia che ci onora e ci impone dei doveri”.
D’altra parte, la sinistra e il centro devono affrontare il compito arduo di superare le loro divisioni interne. Mélenchon e Glucksmann, con i loro appelli, hanno gettato le basi per una possibile coalizione di opposizione, ma resta da vedere se questa riuscirà a compattarsi in tempo per il secondo turno. Le posizioni ambigue di alcuni esponenti della maggioranza macroniana potrebbero rivelarsi un ostacolo significativo.
Le prossime giornate saranno cruciali per definire il futuro politico della Francia. Le dinamiche interne ai partiti e le strategie che adotteranno per il secondo turno saranno determinanti per stabilire se il RN riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale e, di conseguenza, se Jordan Bardella diventerà il nuovo premier. L’esito di queste elezioni potrebbe rappresentare una svolta storica, non solo per la Francia, ma per l’intera Europa.
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