In Italia si torna a parlare di lockdown nazionale per contrastare il Coronavirus, ma nel mondo si sta tremando in questi giorni per il rischio dell’esplosione di un’altra epidemia. È quella di ebola, che è tornata a colpire in Africa occidentale e in particolare in Guinea. Una zona del mondo già falcidiata dal terribile male tra il 2013 e il 2016, quando fu registrata a livelli mai raggiunti prima nella storia.
All’epoca oltre 11.300 persone morirono di ebola, su 28 mila casi registrati. Il problema, però, è che si sospetta che i casi rimasti sommersi fossero in cifre elevatissime. In particolare per quanto riguarda le vicine Sierra Leone e Liberia, a loro volta colpite severamente dall’epidemia. Resta il fatto che nel triennio 2013-2016 il virus seminò morte in tutti i cinque continenti (un decesso avvenne anche in Italia).
Quella emergenza fu decisiva per mettere a punto il vaccino anti ebola utilizzato ancora oggi. E proprio per questo motivo l’Oms si sta già mobilitando per provare ad arginare una nuova emergenza che rischia di tramutarsi in epidemia vera e propria. “Mobiliteremo rapidamente gli strumenti necessari per assistere la Guinea, che ha già una grande esperienza“, ha spiegato infatti il professor Alfred George Ki-Zerbo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
In effetti l’area dispone ora di strumenti molto più efficaci per contrastare l’emergenza ebola rispetto a cinque anni fa. In più l’alleanza vaccinale internazionale Gavi COVAX ha uno stock di mezzo milione di dosi pronte ad essere messe a disposizione per evitare una diffusione di massa del virus. “Dobbiamo sfruttare questa situazione per circoscrivere quanto prima il problema. L’Oms si è mobilitata a ogni livello ed è in contatto con tutti i produttori per mettere a disposizione le dosi necessarie nel più breve tempo possibile“, ha garantito il professor Ki-Zerbo.
Il virus è stato classificato per la prima volta nel 1976 nell’allora Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo. Deve il suo nome al fatto che il focolaio si era scatenato nelle vicinanze del fiume Ebola, che si trova appunto in Congo. Da allora al 2012 uccise quasi 1600 persone in 24 distinti focolai. Le vittime furono invece oltre 11.300 dopo la tremenda epidemia iniziata nel 2013 e durata tre anni.
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