Il più grande marchio lattiero-caseario della Corea del Sud è stato costretto a scusarsi per una pubblicità che raffigurava le donne come mucche.
La clip inizia con un uomo con una telecamera che vaga per la campagna.
“Siamo finalmente riusciti a catturarli con la telecamera in un luogo di pulizia incontaminata“, dice una voce fuori campo maschile. Segue poi l’uomo, nascosto tra i cespugli, che filma un gruppo di donne che bevono da un ruscello e fanno yoga.
Quando l’uomo calpesta accidentalmente un ramoscello, le donne se ne accorgono e, improvvisamente, si trasformano in mucche.
Dopo aver affrontato un contraccolpo pubblico, la società ha rimosso la promozione da YouTube, ma da allora è diventata virale dopo essere stata ricaricata dagli utenti di Internet.
“Ci scusiamo sinceramente con tutti coloro che si sono sentiti a disagio con la pubblicità del latte pubblicata il mese scorso“, ha dichiarato la società madre di Seoul Milk, la Seoul Dairy Cooperative, in una scusa pubblicata online.
“Stiamo accettando seriamente questa questione e condurremo una revisione interna e faremo molta attenzione per evitare che incidenti simili si verifichino in futuro“, ha aggiunto.
Questa non è la prima volta che Seoul Milk fa notizia per i motivi sbagliati.
Nel 2003, la compagnia ha messo in scena una performance in cui modelle nude si spruzzavano lo yogurt l’una contro l’altra. Il capo dell’ufficio marketing di Seoul Milk e le modelle che avevano preso parte all’evento sono stati multate per oscenità.
La pubblicità ha scatenato un dibattito nazionale su questioni di sessismo e sensibilità di genere, ma la critica non si è limitata alle donne raffigurate come mucche.
Alcuni hanno anche espresso preoccupazione per l’uomo che filma di nascosto il gruppo di donne, con i crimini delle spy cam in Corea del Sud che sono aumentati negli ultimi anni.
Tanto che la prima cosa che fanno le donne quando vanno in un bagno pubblico in Corea del Sud è controllare eventuali spioncini o telecamere. Per sicurezza.
Perché il Paese è in preda a quella che è stata descritta come un’epidemia di telecamere spia. Le telecamere nascoste riprendono donne – e talvolta uomini – che si spogliano, vanno in bagno o persino negli spogliatoi di negozi di abbigliamento, palestre e piscine. I video vengono poi pubblicati online su siti pornografici pop-up.
Ogni anno vengono denunciati alla polizia più di 6.000 casi di cosiddetto spy cam porn e l’80% delle vittime sono donne. Ci sono anche degli arresti:: dei 6.465 casi segnalati l’anno scorso, 5.437 persone sono state arrestate.
Ma solo 119 di loro sono finiti in prigione: il 2% di quelli catturati.
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