L’annuncio in diretta televisiva del presidente russo, Vladimir Putin, del riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk e il conseguente invio di truppe nel Donbass ha scatenato una serie di reazioni internazionali contro la politica espansionistica del Cremlino in Ucraina.
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A partire dall’Italia, rimasta sorpresa dallo strappo di Mosca. Nei prossimi giorni, infatti, era previsto un incontro bilaterale fra il premier Mario Draghi e Putin finalizzato alla ricerca di una soluzione diplomatica alla crisi. La decisione del leader russo di riconoscere il Donbass, però, sembra allontanare questa ipotesi.
Intervenendo all’insediamento del nuovo presidente del Consiglio di Stato, Draghi ha dichiarato: “Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di una inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale” dell’Ucraina.
“Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa – ha continuato il premier –. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione europea misure e sanzioni nei confronti della Russia”.
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Secondo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si tratta infatti di un “grave ostacolo alla ricerca di una soluzione diplomatica”. Di Maio, da poco reduce da una missione a Mosca e Kiev, ha poi assicurato che “l’Italia è in costante contatto con i partner europei e atlantici per coordinare la risposta all’annuncio del presidente della Federazione Russa”.
“La decisione delle autorità russe di riconoscere le cosiddette repubbliche separatiste di Luhansk e Donetsk è da condannare in quanto contraria agli Accordi di Minsk”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. E ha ribadito che “l’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti”.
A fargli eco il sottosegretario agli Affari europei, Vincenzo Amendola. Secondo Amendola “la condanna deve essere ferma” perché “non possiamo accettare sfere d’influenza sotto la minaccia delle armi”. Secondo Amendola, “Putin vuole riscrivere la storia e imporre le sue ambizioni sullo stato di diritto”.
Scosso anche il Parlamento, con critiche al riconoscimento dei separatisti filorussi da parte di alcuni leader dei partiti di maggioranza. Il Partito democratico ha inoltre chiesto una convocazione straordinaria della Camera, trovando la sponda del ministro Di Maio, il quale ha assicurato che il Governo è pronto a riferire in Aula.
Per molti osservatori l’escalation sembra essere arrivata a un punto di non ritorno. Ne è convinto l’Onu che, in una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza, ha sottolineato che “il rischio di un grande conflitto” in Ucraina ormai “è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi”.
L’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell, nella serata di ieri si è invece esposto a favore di Kiev, affermando che “abbiamo deciso di fornire un sostegno all’esercito ucraino tramite un programma di istruzione militare professionale. Continueremo a sostenere l’Ucraina per far fronte agli attacchi”.
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Intanto, il Cremlino continua a ribadire di aver inviato le truppe nel Donbass per tutelare la pace nella regione. “Rimaniamo aperti alla diplomazia e a una soluzione diplomatica, ma non permetteremo un nuovo bagno di sangue” ha dichiarato l’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia.
Immediata la replica del suo omologo ucraino, Sergiy Kyslytsya, secondo il quale “siamo impegnati per la strada diplomatica, ma siamo sulla nostra terra”. E ha chiosato: “I confini non cambieranno”. Netta, infine, è la presa di posizione degli Stati Uniti, per i quali quello della Russia è non solo “un attacco all’Ucraina”, ma “un attacco alla sovranità di ogni stato membro dell’Onu”.
Che, per gli Usa, “avrà conseguenze rapide e gravi” nei confronti del Cremlino. Tanto che la Casa Bianca ha subito confermato che in queste ore imporrà delle nuove sanzioni alla Russia, ricevendo il plauso sia dei democratici che dei repubblicani.
Entrambe le correnti politiche sono infatti favorevoli a un’azione forte ora, prima che Putin estenda il suo controllo anche sui territori ucraini che vanno al di là del Donbass. Al momento, comunque, non è chiaro se l’intervento sanzionatorio di Joe Biden sarà totale o solo parziale.
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