I club techno di Berlino affrontano una crisi senza precedenti. Tra chiusure e sfide economiche, il futuro della nightlife iconica è in bilico
Berlino è da sempre considerata la capitale mondiale della musica techno. Ogni anno, milioni di appassionati di musica dance si riversano nella capitale tedesca per vivere un’esperienza unica nei suoi famosi club. Secondo la Club Commission, un ente che rappresenta oltre 100 locali di Berlino, il settore del clubbing genera annualmente circa 1,5 miliardi di euro, costituendo l’8% delle entrate turistiche della città.
Tuttavia, nonostante la sua importanza economica e culturale, un numero crescente di club è costretto a chiudere o si trova a rischio di farlo. Le ragioni di questa crisi sono molteplici: dai tagli agli aiuti economici decisi dal governo locale, ai cambiamenti nei gusti del pubblico, fino all’impennata dei costi degli affitti e del costo della vita, un tema che da anni affligge Berlino.
Questa situazione ha dato origine a un termine specifico, “Clubsterben“, che letteralmente significa “morte dei club”. Berlino, nota per la sua vivace cultura notturna, ha visto un declino preoccupante dei suoi storici locali, come il Renate e il Watergate, simboli di un’epoca che sembra ormai giunta al termine.
Nessun’altra città tedesca è così intrinsecamente legata alla cultura del clubbing. Come riportato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, a Berlino “c’è sempre un locale ancora aperto” e le feste si prolungano per l’intero weekend, da venerdì a lunedì. La storia della scena techno berlinese inizia nei primi anni ’90, dopo la caduta del Muro, quando i magazzini e le fabbriche abbandonate della parte orientale della città vennero riutilizzati in modo clandestino per fare musica e ballare. Questi spazi divennero dei rifugi per le sottoculture e le comunità marginalizzate, in particolare quella LGBTQIA+.
La musica techno, originariamente emersa a Detroit negli anni ’80, divenne la colonna sonora di un’epoca di unificazione e rinnovamento culturale. Nonostante le sfide economiche, gli artisti e i DJ di fama mondiale cominciarono a radunarsi a Berlino, contribuendo a creare un marchio di eccellenza riconosciuto a livello globale. Tuttavia, come osservato dalla scrittrice Fatma Aydemir in un recente articolo sul Guardian, l’era di “povera ma sexy”, definita dal sindaco Klaus Wowereit nel 2003, sembra ormai un ricordo lontano.
I recenti tagli ai finanziamenti culturali approvati dal governo locale alla fine del 2024 hanno sollevato allarmi nel settore. Tuttavia, i problemi più immediati derivano dall’esplosione dei costi degli affitti. Questo aspetto, come evidenziato dallo scrittore Vincenzo Latronico, ha avuto un impatto devastante sulle realtà più vulnerabili della nightlife berlinese. Fino a una quindicina di anni fa, vivere a Berlino era relativamente semplice; i costi contenuti e i sussidi statali permettevano a molti di mantenersi. Ma l’aumento esponenziale della popolazione ha portato con sé la gentrificazione e la speculazione immobiliare, un fenomeno che ha colpito duramente i club e i locali notturni.
Negli ultimi dieci anni, il numero delle discoteche a Berlino è quasi dimezzato. Tra il 2010 e il 2020, circa cento club hanno chiuso i battenti. I gestori di Watergate hanno dichiarato che la decisione di chiudere è stata presa “in modo sensato e ragionevole” a causa della pressione economica e dei cambiamenti nella cultura del clubbing. Situazioni simili hanno colpito molti altri locali storici, come il Tresor e il KitKat.
Un recente sondaggio della Club Commission ha rivelato che più della metà dei locali intervistati ha registrato un calo degli accessi rispetto all’anno precedente, e il 46% di essi sta considerando la possibilità di chiudere entro la fine del 2025. L’aumento dei costi energetici, le tariffe GEMA (l’equivalente della SIAE italiana), la burocrazia e le normative obsolete sono solo alcuni dei problemi che affliggono il settore.
Al contrario, il Berghain, probabilmente il club più famoso e leggendario al mondo, sembra resistere alla crisi. La sua posizione in un’ex centrale termica, acquistata per 1,5 milioni di euro prima dell’impennata dei prezzi, gli consente di non dover pagare affitti esorbitanti. La Germania ha riconosciuto l’importanza dei suoi club, classificandoli come istituzioni culturali durante la pandemia, e la techno berlinese è stata recentemente inserita nella lista dei patrimoni culturali immateriali tedeschi.
In un contesto in cui la cultura dei club è sotto pressione, alcuni stanno cercando soluzioni innovative. Ci sono iniziative come Mordorkore, che unisce techno e dance sperimentale in un’atmosfera ludica e creativa, cercando di offrire un’alternativa autentica e accessibile. Queste nuove forme di espressione culturale potrebbero rappresentare la chiave per il futuro della nightlife berlinese, in un momento in cui la crisi dei club storici mette a rischio un patrimonio culturale inestimabile.
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