Si torna a parlare dei crimini di guerra della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, tanto che il governo di Kiev ha deciso di raccoglierli tutti. Un’iniziativa che punta inevitabilmente a creare un database da presentare ai tribunali internazionali al termine del conflitto.
La definizione di “crimini di guerra”, infatti, non è discrezionale (cioè non è possibile che uno Stato o una confederazione di nazioni ne produca una ad hoc, magari per le proprie specifiche esigenze). L’iniziativa dell’Ucraina contro la Russia, quindi, si potrà rivelare utile nel medio e lungo periodo o rischia di essere un mero esercizio di propaganda? Proviamo a fare chiarezza sulla vicenda.
Partiamo dalla decisione che l’Ucraina ha ufficializzato. Lo ha fatto tramite il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. “Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia“, ha scritto quest’ultimo su Twitter. Segue anche il link, in inglese, al sito dell’archivio in questione.
Che la Russia abbia commesso e stia commettendo crimini di guerra non è certo una mera ipotesi. I fatti tragici di Bucha, in particolare, hanno contribuito a mettere il Cremlino ancora più nel mirino della comunità internazionale. Oltre all’Ucraina, anche gli Usa e la stessa Onu hanno dichiarato che Mosca potrebbe rispondere dei propri atti in un’indagine e un possibile processo. E proprio qui sta il cuore della vicenda: non sono loro a decidere in tal senso.
I crimini di guerra, infatti, sono qualcosa di molto preciso. Si tratta di tutte quelle violazioni del diritto bellico, commesse da militari o civili, ritenute punibili secondo le leggi e i trattati internazionali. In particolare quelli sottoscritti nel 1949 e contenuti nella Convenzione di Ginevra. Tali violazioni comprendono il mancato rispetto delle norme e delle procedure di combattimento (come gli attacchi mirati alla popolazione civile, o colpire chi espone una bandiera bianca che indica un cessate il fuoco. Ma anche l’uso di armi che colpiscono indiscriminatamente, come quelle chimiche, biologiche o termobariche e le bombe a grappolo). Sono vietati anche gli attacchi a infrastrutture civili ritenute vitali, come ospedali o acquedotti.
In altre parole, sì: l’Ucraina fa bene a raccogliere prove contro la Russia e in particolare le politiche del Cremlino. Non sarà però lei a valutare se effettivamente ci siano stati crimini di guerra o meno. Questo è già scritto nei trattati, nelle leggi, nella Convenzione di Ginevra. E sarà eventualmente un processo a stabilire la colpevolezza di Putin. Processo per il quale le prove raccolte da Kiev potrebbero rivelarsi utilissime.
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