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Covid, sfida a due velocità nel mondo: tra lockdown e chi toglie le restrizioni

Il contrasto alla pandemia di Covid-19 corre a due velocità nel mondo. Da un lato c’è infatti chi sta progressivamente abbandonando restrizioni e obblighi; mentre dall’altro c’è chi fa ritorno alle misure più severe per limitare la circolazione delle persone e, dunque, del virus.

Il tutto mentre un articolo pubblicato sulla rivista Lancet rivela che il numero delle vittime della pandemia a livello mondiale potrebbe essere tre volte più alto rispetto a quello ufficiale. Dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2021 si contano 5,9 milioni di morti, ma secondo uno studio sulla mortalità in eccesso il dato potrebbe essere maggiore. In Italia, ad esempio, le vittime stimate sono circa 259mila, quasi il doppio rispetto alle 137mila ufficiali alla fine dello scorso anno.

Covid: in Cina lockdown per nove milioni di persone, nel Regno Unito tolte le restrizioni

Gli estremi sono due: Occidente e Oriente. Da una parte troviamo il Regno Unito, che da due settimane ha rinunciato ad ogni forma di restrizione, compreso l’autoisolamento per i positivi al Covid. Sul fronte opposto troviamo invece la Cina, dove le autorità sanitarie hanno messo in lockdown nove milioni di cittadini di un centro nel Nord-Est del Paese.

Foto | Pixabay KlausHausmann

Il 21 febbraio scorso il premier britannico Boris Johnson ha infatti annunciato alla Camera dei Comuni che “abbiamo superato il picco dell’ondata di Omicron”. Perciò “ora possiamo cambiare le regole, possiamo revocare le restrizioni”, lasciando spazio “alla responsabilità personale.

E così è stato, visto che dal 24 febbraio ha revocato ogni limitazione in vigore nel Paese, compreso l’autoisolamento per i casi di positività al virus. Johnson ha però aggiunto che “fino al prossimo primo aprile consigliamo ancora ai positivi al Covid di restare a casa. Ma dopo questa data chiederemo alle persone con sintomi di essere responsabili”.

LEGGI ANCHE: Covid, il numero dei morti potrebbe essere il triplo delle stime ufficiali

Di segno opposto la decisione delle autorità sanitarie in Cina. Oggi, 11 marzo, hanno infatti annunciato il lockdown per i nove milioni di abitanti di Changchun, capoluogo della provincia di Jilin. Oltre all’avvio dei test di massa sulla popolazione, i residenti dovranno lavorare da casa e solo una persona per ogni nucleo familiare potrà uscire ogni due giorni per acquistare beni primari.

La decisione si è resa necessaria, secondo la Commissione sanitaria nazionale, per contenere la più grande ondata di contagi in Cina da due anni a questa parte. Vale a dire 1.100 casi, con 555 nuove infezioni rilevate ieri (di cui 397 locali e 158 “importate”). Si tratta della prima volta che il bollettino raggiunge le quattro cifre dal picco di Wuhan. Giusto per fare un confronto, ieri (10 marzo) l’Italia ha registrato 54.320 nuovi positivi.

LEGGI ANCHE: Com’è la situazione attuale a due anni esatti dal primo lockdown

Altro esempio di inversione di rotta è quello dell’Austria. Il 9 marzo Vienna ha infatti deciso di sospendere la vaccinazione obbligatoria contro il Covid. Misura, questa, introdotta appena un mese fa e che aveva suscitato forti polemiche nel Paese. Come riportano i media austriaci, il ministro della Sanità, Johannes Rauch, ha però anticipato che si valuterà se reintrodurla a maggio o giugno.

Foto Unsplash | Mufid Majnun

Sceglie una via “intermedia”, infine, la Spagna. La ministra della Salute, Carolina Darias, ha spiegato che il Sistema sanitario nazionale abbandonerà progressivamente l’attuale modello di sorveglianza Covid. Oggi, infatti, il conteggio riguarda il maggior numero di casi possibile; mentre il nuovo modello si concentrerà maggiormente sul conteggio dei casi “gravi” o che colpiscono contesti di “vulnerabilità”.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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