Covax, dall’impegno dell’Italia alla felpa di Valentino: che succede?

In Italia la campagna vaccinale anti Covid sta procedendo a un buon ritmo (oltre l’80% degli italiani ha ricevuto almeno la prima dose), proprio come nel resto dell’Europa. La situazione è molto diversa nei Paesi a basso reddito, dove molto spesso il tasso di vaccinazione è inferiore all’1%. È proprio per far fronte a questo divario che Gavi, Cepi e Oms hanno istituito il programma Covax, finalizzato a garantire un equo accesso alla diagnosi, ai trattamenti e ai vaccini anti Covid-19. Vari Paesi, tra cui l’Italia, stanno partecipando a questa iniziativa, donando parte delle dosi di vaccino ricevute a chi è maggiormente in difficoltà.

L’Italia è pronta triplicare il suo impegno

Finora la Penisola ha consegnato circa la metà dei 15 milioni di vaccini che si è impegnata a donare entro la fine del 2021. Durante la sessione conclusiva del “Global Covid-19 Summit: Ending the Pandemic and Buildng Back Better Health Security to Prepare for Next”, il premer Mario Draghi ha fatto un importante annuncio relativo proprio al programma Covax. “Sono lieto di annunciare che siamo pronti a triplicare i nostri sforzi. Doneremo 30 milioni di dosi in più entro la fine dell’anno, raggiungendo così i 45 milioni”.

Draghi ha poi sottolineato che uno dei punti deboli della risposta globale alla pandemia “è stata la carenza di coordinamento tra autorità sanitarie e finanziarie”. È per questo che durante la presidenza dell’Italia del G20 intende istituire il Global Health and Financial Board: “Questo forum strutturato migliorerà la cooperazione globale per il governo e il finanziamento delle attività di prevenzione delle pandemie e di preparazione e risposta a esse. Sosterrà inoltre la collaborazione tra il G20, l’Oms, la Banca Mondiale e altre organizzazioni internazionali”.

Covax, i Paesi più ricchi hanno distribuito pochi vaccini

Un recente articolo della BBC ha evidenziato che finora la maggior parte dei Paesi ricchi non ha rispettato gli impegni assunti nell’ambito del programma Covax. Il Regno Unito, per esempio, aveva promesso di consegnare 100 milioni di dosi di vaccino, ma finora ne ha mandate solo 9 milioni. Gli Usa ne hanno inviato 140 milioni di vaccini, molti meno dei 580 milioni pattuiti. Nel suo insieme, l’Ue ha inviato solo l’8% delle 250 milioni di dosi promesse. Inoltre, i Paesi più ricchi hanno un surplus di 1,2 miliardi di dosi che non gli servono, di cui ora 1/5 rischia di essere buttato via se non sarà donato subito.

Human Rights Watch ha stimato che il 75% dei vaccini è andato a 10 Paesi e in alcune delle nazioni più in difficoltà è stato vaccinato solo il 2% della popolazione. “Attualmente le dosi tendono a essere condivise in bassi volumi, e con preavvisi brevi, spesso poco prima della data di scadenza, rendendo molto difficile dal punto di vista logistico distribuirle ai Paesi capaci di gestirle”. Lo ha spiegato Aurelia Nguyen, amministratrice delegata di Covax.

La felpa (V) Vaccinated di Valentino

In aiuto di Covax è arrivata anche la celebre Maison Valentino, con una felpa creata apposta per finanziare il programma, caratterizzata dalla scritta (V) Vaccinated. Su Instagram è possibile vederla indossata dal direttore creativo Pierpaolo Piccioli. Si tratta di un capo in edizione limitata, venduto a 590 € sul sito ufficiale di Valentino. Tutti i ricavi saranno donati all’Unicef per supportare il programma Covax.

 

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