Congo, cosa sappiamo sulla malattia misteriosa che ha ucciso 53 persone?

L’epidemia ha preso piede in modo preoccupante, con i primi casi identificati tra tre bambini che avevano consumato carne di pipistrello

Nella Repubblica Democratica del Congo, una malattia misteriosa ha suscitato preoccupazione a livello globale, avendo già causato la morte di oltre 53 persone in cinque settimane. Questa epidemia si è manifestata principalmente nel nord-ovest del Paese, dove gli operatori sanitari stanno raccogliendo informazioni su di essa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha confermato che, al 16 febbraio, erano stati registrati 431 casi e 53 decessi associati a questa epidemia.

Origini e modalità di trasmissione

L’epidemia ha preso piede in modo preoccupante, con i primi casi identificati tra tre bambini che avevano consumato carne di pipistrello. Ciò ha sollevato interrogativi sulle modalità di trasmissione del patogeno, portando i ricercatori a considerare i pipistrelli come potenziali veicoli di malattie infettive. Si stima che questi animali siano portatori di virus pericolosi, tra cui quelli dell’Ebola e del Marburg, che possono colpire gli esseri umani.

Durante un briefing, il portavoce dell’OMS, Tarik Jašarević, ha sottolineato che la rapidità con cui i casi sono aumentati nei villaggi rappresenta una seria minaccia per la salute pubblica. Le strutture sanitarie nella zona sono limitate e insufficienti per gestire un’epidemia di tali proporzioni, e la mancanza di infrastrutture adeguate rende difficile il monitoraggio e il controllo della diffusione della malattia.

Focolai in Congo e sintomi

Il focolaio principale è stato segnalato il 13 febbraio nel villaggio di Bomate, dove 45 persone sono morte su 419 casi segnalati. I sintomi, che includono febbre alta, vomito ed emorragie interne, si manifestano rapidamente, con un tempo medio di decesso di sole 48 ore. Serge Ngalebato, direttore medico dell’ospedale di Bikoro, ha evidenziato quanto sia allarmante questa tempestività.

Nonostante le indagini condotte finora, i campioni prelevati da 13 casi sono risultati negativi ai test per i virus Ebola e Marburg. Questo ha portato l’OMS a esplorare altre possibili cause della malattia, tra cui:

  1. Malaria;
  2. Intossicazione alimentare;
  3. Tifo;
  4. Meningite;
  5. Altre febbri emorragiche virali.

La varietà di sintomi e la rapidità con cui si sviluppano rendono necessaria un’analisi approfondita e l’adozione di misure preventive adeguate.

Collaborazione e prevenzione

Un’altra epidemia, con 8 morti su 12 casi, è stata segnalata il 21 gennaio nel villaggio di Boloko. Anche in questo caso, la malattia sembra aver colpito in particolare i bambini. È importante notare che, secondo l’OMS, non ci sono evidenze di un collegamento tra i due gruppi di casi, suggerendo che potrebbero trattarsi di focolai indipendenti.

La cooperazione tra le autorità sanitarie locali, l’OMS e altri enti internazionali diventa cruciale per contenere la diffusione della malattia. Le misure che potrebbero contribuire a ridurre l’impatto di questa epidemia includono:

  1. Formazione del personale sanitario;
  2. Potenziamento delle infrastrutture;
  3. Sensibilizzazione delle comunità sui rischi legati al consumo di animali selvatici.

La situazione rimane fluida e monitorata con attenzione, mentre il mondo osserva da vicino gli sviluppi in Congo. La gestione efficace dell’emergenza sanitaria è fondamentale per prevenire futuri focolai e garantire la salute della popolazione.

Il precedente di dicembre 2024 nella Repubblica Democratica del Congo

A dicembre 2024 era stata segnalata un’altra epidemia dovuta a una patologia sconosciuta nella Repubblica Democratica del Congo e la notizia aveva suscitato preoccupazione anche al di fuori dei confini del Paese. Dopo vari tentativi, i ricercatori erano riusciti a identificarla come una forma di malaria.

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