Dai rapporti tesi con l’Occidente a un possibile rimpasto di governo con conseguente svecchiamento di alcuni ruoli chiave: quali potrebbero essere le prossime mosse dello Zar
Vladimir Putin, il presidente della Federazione russa, si appresta a intraprendere il suo quinto mandato dopo una vittoria, per usare un eufemismo, prevedibile alle elezioni di marzo. Con la guerra in Ucraina e i diversi cambiamenti che stanno sconvolgendo la geopolitica in questo periodo, si apre così un nuovo capitolo per lui e la Russia. Lo Zar, nel suo discorso inaugurale, ha descritto il momento attuale come una fase difficile per il Paese, ma ha espresso fiducia nel futuro, affermando che questo periodo servirà a rendere la Russia ancora più forte. “Affronteremo gli ostacoli e realizzeremo i nostri progetti”, ha dichiarato, sottolineando la determinazione del paese nel guardare al domani con ottimismo e nel perseguire nuove iniziative per accrescere la propria dinamicità e potenza sullo scenario globale.
Nel contesto delle relazioni con l’Occidente, Putin ha ribadito la sua apertura al dialogo, pur insistendo sulla necessità che questo avvenga su basi paritarie. Ha espresso la disponibilità della Russia a rafforzare i legami con tutti quei paesi che la considerano un partner affidabile e onesto, ma ha anche avvertito che il dialogo potrebbe essere compromesso se condotto con atteggiamenti di superiorità o ostilità nei confronti della Russia. Tuttavia, ha aperto la porta al dialogo su questioni di sicurezza e stabilità strategica, a condizione che sia improntato al reciproco rispetto degli interessi e senza tentativi di frenare lo sviluppo russo o perpetuare politiche di aggressione nei suoi confronti.
L’analista politica Tatyana Stanovaya ha previsto che le politiche di Putin non subiranno cambiamenti radicali nel corso del suo quinto mandato, sottolineando l’obiettivo costante del presidente russo di potenziare l’apparato militare, mantenere la stabilità economica e proteggere il paese dalle pressioni esterne, comprese le sanzioni internazionali. Anche se potrebbero verificarsi rimpasti nel governo, con l’età avanzata di alcuni ministri chiave che potrebbe suggerire una necessità di rinnovamento, ci si aspetta che Putin continui a seguire la sua agenda politica, inclusa la gestione del conflitto in Ucraina e il controllo della situazione interna.
Si apre quindi a un possibile rimpasto in alcuni ruoli chiave del governo, soprattutto per l’età avanzata di molti di questi. Alcuni dei ministri più fidati di Putin sono infatti parecchio avanti con l’età, da Sergei Lavrov, agli Esteri, che ne ha 74, a Sergei Shoigu, alla Difesa, 68 anni, con soprattutto quest’ultimo apparso in bilico, dopo l’arresto del suo delfino. Il direttore dell’Fsb (Servizio federale di sicurezza), Aleksandr Bortnikov, ha 72 anni. Stessa età più o meno per il numero 1 dell’Svr (Servizi esteri), Sergei Naryshkyn, 69 e il direttore del Comitato investigativo, Aleksandr Batrykin, 70 anni.
Secondo il Washington Post, Putin rappresenta un punto focale nell’illiberalismo occidentale, presentando la Russia come difensore dei valori tradizionali, con una guerra che si combatte non solo sul campo, ma anche a livello morale. Questa visione politica ha guadagnato sostegno da parte di leader come Viktor Orban in Ungheria e da altri movimenti populisti in Europa e negli Stati Uniti, che condividono un disprezzo per l’establishment occidentale e apprezzano la resistenza di Putin contro di esso. Questo panorama geopolitico complesso e in evoluzione offre uno spaccato della sfida e dell’opportunità che il quinto mandato di Putin potrebbe rappresentare per la Russia e per il mondo.
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