Coronavirus, Usa: impennata di contagi. Fauci: “Emergenza lunga”

Continua ad aumentare la preoccupazione negli Usa per i nuovi focolai di coronavirus. In particolare a Tulsa, in Oklahoma, il Dipartimento della Salute locale ha registrato oltre 500 nuovi positivi nelle ultime quarantott’ore. Per gli esperti non si tratta di un caso: proprio a Tulsa, infatti, Donald Trump aveva tenuto un comizio lo scorso 20 giugno, e c’è chi è pronto a puntare il dito contro l’assembramento dei sostenitori del presidente americano (6.200 i partecipanti, in un’arena che poteva contenerne anche 20mila) per dare una spiegazione all’impennata di contagi.

La situazione, però, è difficile su tutto il territorio statunitense: solo nelle ultime ventiquattr’ore, secondo i dati riportati dalla Johns Hopkins University, sono 55mila i nuovi positivi negli Stati Uniti, che hanno portato il numero complessivo a sfondare la triste quota di 3 milioni, un quarto dei casi di tutto il pianeta. I decessi in tutti gli Stati Uniti, in totale, hanno superato quota 132mila.

Il virologo Fauci di nuovo in prima linea nella lotta al Covid

Lo stesso Trump ha fatto una sensibile marcia indietro, negli ultimi giorni, riaffidandosi al team di virologi guidati dal dottor Anthony Fauci, benché sia proprio quest’ultimo a parlare, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, di “epidemia fuori controllo” e tempi ancora lunghi per rientrare dall’emergenza.

“Non c’è proprio alcuna prova che il virus stia diventando più debole – ha dichiarato Fauci nel corso dell’intervista -. Questo è certo. Immagino che sia solo un auspicio sostenere il contrario. Il coronavirus è destinato a restare con noi per un tempo considerevole, fino a quando non avremo adottato misure molto buone di contenimento e non avremo messo a punto il vaccino“.

Il problema, secondo il virologo, sta nell’aver sottovalutato l’impatto della pandemia in diverse zone degli Usa, nonostante le notizie che arrivavano dall’Europa e dall’Italia in particolare: “Alcuni Stati, nel riaprire il territorio, hanno allentato le restrizioni troppo velocemente – ha detto Fauci – e così molte persone, per lo più giovani, non hanno seguito le linee guida, affollando bar e ristoranti. Il risultato è un aumento delle infezioni in Stati come California, Arizona, Florida e Texas“.

Il rapporto tra Fauci e Trump e quello fra il presidente e l’Oms

Il dottor Fauci ha inoltre chiarito la posizione di Donald Trump nei suoi confronti, smentendo le voci di licenziamento: “Non ha mai cercato di licenziarmi, anche se i giornali lo hanno scritto. In realtà mi ascolta molto, anche se non tutte le volte. Adesso è molto interessato a riaprire il Paese e a riattivare l’economia. Perché mi aveva messo nelle retrovie? Questo bisognerebbe chiederlo a lui. Diciamo che non era stata una buona idea relegarci in seconda fila. Deve averci ripensato, visto che ci ha rimessi in prima fila.

L’ultima polemica riguarda lo scontro fra Trump e l’Oms, con il presidente Usa che ha annunciato il ritiro del suo Paese dall’Organizzazione. Da Fauci, però, sono arrivate parole concilianti: “Ritengo che l’Oms sia un istituto imperfetto e con molti punti deboli. Ha bisogno di profondi miglioramenti. Tuttavia resta un’organizzazione importante, di cui il mondo ha bisogno. Inoltre penso che Tedros Adhanom sia un buon direttore dell’Oms”.

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