Prosegue senza sosta la ricerca di un vaccino efficace contro Sars-CoV-2, il coronavirus che causa la malattia respiratoria Covid-19. Mentre in Italia sono iniziati da poco degli studi pre-clinici su cinque differenti molecole presso i laboratori della società di biotecnologie Takis, negli Stati Uniti un vaccino messo a punto dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh si è rivelato in grado di neutralizzare il coronavirus nei topi a sole due settimane di distanza dalla somministrazione.
I risultati ottenuti sono stati descritti in uno studio pubblicato sulla rivista specializzata EBioMEdicine. Dopo aver superato con successo la fase della sperimentazione animale, il vaccino contro il coronavirus, noto come PittCoVacc (Pittsburgh CoronaVirus Vaccine) potrebbe essere testato sull’uomo nei prossimi mesi, anche se prima i ricercatori dovranno ottenere l’approvazione della Food and Drug Administration (Fda) per condurre uno studio di fase clinica I.
Per realizzare il vaccino contro Covid-19, gli autori dello studio si sono basati sulle ricerche svolte in passato nel corso delle epidemie di Sars e Mers, altri due agenti virali appartenenti alla sottofamiglia coronavirus.
“Gli studi condotti su questi due virus, entrambi strettamente connessi a Sars-CoV-2, ci hanno permesso di individuare una particolare proteina, chiamata spike, che può essere utilizzare per indurre l’immunità contro l’agente virale”, spiega Andrea Gambotto, coautore senior dello studio e docente di chirurgia presso la Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh.
Per consentire all’organismo di sviluppare l’immunità nei confronti del coronavirus Sars-CoV-2, il vaccino utilizza dei frammenti di proteine virali create in laboratorio (un processo analogo a quello su cui si basano i vaccini antinfluenzali).
Per aumentarne l’efficacia, i ricercatori hanno anche sviluppato un nuovo sistema di somministrazione, che consiste in una sorta di “cerotto” dalle dimensioni di un polpastrello dotato di 400 micro-aghi con cui è possibile iniettare i pezzettini di proteina spike attraverso la cute, dove la reazione immunitaria è più forte. Al termine dell’operazione, gli aghi, composti interamente di glucosio, si dissolvono nell’epidermide.
Uno dei vantaggi di PittCoVacc è la sua capacità di resistere a temperatura ambiente, che permette di trasportarlo e conservarlo senza dover ricorrere alla refrigerazione.
I ricercatori si dichiarano pronti a produrre il vaccino contro il coronavirus in quantità industriale: per soddisfare le richieste su scala globale saranno necessarie centinaia di milioni di dosi. “Di solito, quando si sviluppa un vaccino non è necessario affrontare subito il problema della scalabilità, tuttavia nel contesto di una pandemia le priorità cambiano”, sottolinea Gambotto.
Parlando dei futuri test sull’uomo, Louis Falo, uno degli autori dello studio, spiega che di solito gli studi clinici sui pazienti richiedono almeno un anno. “Tuttavia, di recente sono state condotte delle revisioni ai normali processi, dunque il tempo necessario potrebbe ridursi”.
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