Corea, prove generali di pace (anche economica) fra Nord e Sud

A quasi settant’anni dalla fine della guerra, Corea del Nord e Corea del Sud stanno facendo le prove generali per una rappacificazione. Questa, perlomeno, è l’intenzione annunciata da Moon Jae-in, presidente della Repubblica di Corea, che nei giorni scorsi ha annunciato che “in linea di principio” ci sarebbe un accordo fra le parti per porre fine al conflitto combattuto tra il 1950 e il 1953 e che ha portato alla divisione del Paese lungo il 38esimo parallelo.

Corea, prove generali di pace Nord-Sud

Ma ci sono anche altri elementi che sembrano indirizzare le due Coree verso la pace. Il più importante è sicuramente quello economico. Perché – scrive Reuters– il settore privato della Corea del Sud ha ormai di fatto superato il ruolo delle agenzie statali nel commercio con i “cugini” del Nord. Ciò significa che, per la prima volta nell’ultimo decennio, i privati sudcoreani sono diventati il principale attore economico attivo sui mercati nordcoreani.

Il “Secolo breve” del leader Kim Jong Un

A renderlo noto è stato il Ministero sudcoreano per l’Unificazione, che gestisce gli affari con il Paese guidato da Kim Jon Un, il quale ha proprio di recente tagliato il traguardo dei dieci anni al potere. In questo articolo trovate l’approfondimento che gli abbiamo dedicato. E, stando ai dati di Seul e delle Nazioni Unite, sarebbe stata proprio “l’apertura” voluta dal leader nordcoreano rispetto al padre, Kim Jong Il, a garantire un maggior impulso all’economia della nazione.

L’analisi dell’economia di Pyongyang

Ovviamente l’analisi si basa su dati parziali e unilaterali, in quanto Pyongyang non è mai brillata per trasparenza con le agenzie e la stampa internazionale. Soprattutto su un piano così delicato come quello economico, che definisce la credibilità di un Paese nel panorama globale. Stando ai report sudcoreani, il settore privato oggi incide per il 38% sull’economia della Corea del Nord, contro il 28% di dieci anni fa; mentre i programmi governativi sono scesi dal 37% al 29%.

Calo dovuto a crisi, sanzioni e pandemia

Di questi ultimi, inoltre, il 9% è attivo sia nel settore pubblico sia in quello privato (era il 7%) e il numero di commercianti è passato dai 338 del 2011 al picco di 1.368 nel 2018. Numero, questo, leggermente calato a causa delle crisi e delle sanzioni economiche contro la politica militare di Pyongyang. Oltre, ovviamente, alla pandemia di Covid-19. Nonostante non abbia confermato alcun caso ufficiale di contagio, infatti, la Corea del Nord ha comunque introdotto delle restrizioni alla circolazione anche attraverso il confine con il Sud.

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