Le ombre della guerra a Gaza si allungano sulla Cop28, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite iniziata ieri a Dubai. Da ogni angolo del pianeta sono arrivati negli Emirati arabi uniti ben 70mila partecipanti, il numero più alto di sempre. Come la Cop27 di Sharm el-Sheikh ha dovuto fare i conti con la guerra in Ucraina, così la Cop28 di Dubai sarà inevitabilmente segnata dalla crisi in Medio Oriente anche sul tema della sicurezza, declinata soprattutto in chiave energetica. D’altronde il conflitto monopolizza l’attenzione del mondo arabo, con effetti a catena anche sul versante finanziario.
Al netto dei venti di guerra che spirano dal Medio Oriente, la Cop28 si appresta a intraprendere un cammino irto di ostacoli. Il cosiddetto Global Stocktake, ovvero il primo “tagliando” all’accordo sul clima di Parigi siglato nel 2015, segna profondo rosso.
Lontanissimi gli obiettivi che si erano dati i Grandi del terra otto anni fa. Secondo gli ultimi dati diffusi dalle Nazioni Uniti alla vigilia del vertice di Dubai, i piani nazionali di azione sul clima risultano del tutto insufficienti a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi fissati a Parigi. E se i leader mondiali non invertiranno subito la rotta, entro il 2100 l’innalzamento sarà compreso tra 2,5 e 2,9 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Quanto basta per essere allarmati. Da qui la necessità che dalla Cop28 escano azioni concrete per correggere subito la rotta, con impegni da parte dei singoli Stati più ambiziosi.
Intanto le conseguenze del cambiamento climatico sono già sotto gli occhi di tutti. In ogni angolo del Pianeta si susseguono a un ritmo sempre più serrato fenomeni estremi che alternano la siccità alle alluvioni. E l’Italia non fa eccezione. Intanto il 2023 si candida a diventare l’anno più caldo di sempre. Uno scenario che rende l’appuntamento di quest’anno tanto più cruciale.
A ricordare, ancora una volta, che il pianeta, è fuori strada, a pensato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. “Siamo a chilometri dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi”, ha detto alla cerimonia di apertura del World Climate Action Summit della Cop28. “I ghiacciai stanno scomparendo davanti ai nostri occhi, provocando il caos in tutto il mondo: da frane e inondazioni all’innalzamento dei mari. Ma questo è solo un sintomo della malattia che mette in ginocchio il nostro clima. Una malattia che solo voi, leader globali, potete curare”. La crisi climatica “sta attizzando il fuoco dell’ingiustizia” facendo “lievitare i prezzi dei prodotti alimentari, sconvolgendo i mercati energetici e alimentando una crisi del costo della vita”.
Non tutto è perduto, ha detto però il numero uno dell’Onu: “Non è troppo tardi. Potete prevenire uno schianto planetario. Abbiamo le tecnologie per evitare il peggior caos climatico, se agiamo ora. Abbiamo bisogno di leadership, cooperazione e volontà politica. E ne abbiamo bisogno adesso. Proteggere il nostro clima è la più grande prova di leadership a livello mondiale”.
La soluzione è l’abbandono dei combustibili fossili in favore delle energie rinnovabili. “Fanno bene al nostro pianeta, alla nostra salute e alle nostre economie. Puliscono la nostra aria. Soddisfano la crescente domanda di energia nel mondo. Forniscono a milioni di persone all’elettricità a prezzi accessibili. Portano stabilità e sicurezza ai mercati. E fanno risparmiare denaro: l’energia rinnovabile non è mai stata così economica“.
Oltre a un bilancio a otto anni a dir poco deprimente, a gettare ombre sul summit di Dubai ha contributo anche la nomina a presidente della Cop28 del sultano Ahmed Al Jaber, nel mirino degli ambientalisti per il suo ruolo anche di amministratore delegato della compagnia petrolifera degli Emirati, colosso mondiale dei combustibili fossili, proprio quelli che la Conferenza sul clima dell’Onu punta da sempre a eliminare.
I timori avvalorati dall’inchiesta della Bbc, che dimostrerebbe il tentativo da parte di Sultan al Jaber di trarre vantaggio dal proprio ruolo per negoziare accordi su gas e petrolio durante le riunioni preparatorie della Conferenza. Un portavoce della Cop28 ha respinto le accuse parlando di “documenti non verificati” da parte dell’emittente britannica.
Giunta ieri a Dubai, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni oggi ha annunciato che l’Italia contribuirà con 100 milioni di euro al Fondo Loss&Damage finanziato dalle economie avanzate destinato a compensare perdite e danni causati dai cambiamenti climatici subiti dai Paesi poveri e più vulnerabili. Roma va così ad aggiungersi agli altri Stati che ieri hanno assunto impegni finanziari, dagli Stati Uniti al Regno Unito.
“All’Africa non serve la beneficenza ma qualcosa di diverso, ovvero la possibilità di competere su basi paritarie. Dobbiamo aiutare il continente a prosperare con le proprie risorse” perché l’Africa ha “il 65% delle terre arabili del mondo che, con formazione e tecnologie, potrebbe assicurare crescita e autonomia“, ha detto fra l’altro la premier intervenendo a un panel sulla sicurezza alimentare.
Nel discorso all’Expo City di Dubai c’è stato spazio anche per un affondo sulla carne sintetica, a pochi giorni dall’approvazione in Parlamento della controversa legge che ne vieta la produzione e la commercializzazione in Italia. “La nostra sfida è non solo garantire alimenti per tutti ma assicurare alimenti sani per tutti”, ha detto. La ricerca “è essenziale” ma “non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere”.
Oltre al forte impulso alla cosiddetta “finanza climatica”, tra gli obiettivi dichiarati della presidenza emiratina, c’è quello di triplicare, entro il 2030, la capacità globale installata di produzione di energia da fonti rinnovabili e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento nell‘efficienza energetica, portandolo dal 2,2% al 4%. Si vuole poi dare attenzione al tema della sicurezza alimentare e della resilienza dei sistemi alimentari rispetto agli effetti del riscaldamento globale.
Gli ultimi due giorni del vertice, l’11 e il 12 dicembre, verranno interamente dedicati ai negoziati finali, tesi a raggiungere un accordo tra le parti e come sempre c’è da attendersi un rush finale e trattative notturne.
Tra i grandi assenti del vertice, il presidente americano Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping. Quanto a Papa Francesco, dopo la cancellazione del viaggio a Dubai a causa di un’infiammazione ai polmoni, alla Cop28 si confida in un messaggio “forte” del pontefice ambientalista. Intanto Bergoglio ha raggiunto i delegati riuniti a Dubai attraverso un post su X. “In questo momento storico ci viene chiesta responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo. Se non reagiamo ora, il cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di milioni di persone”.
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