A più di due settimane dallo scoppio della guerra in Ucraina, una domanda domina tra diplomatici, istituti di ricerca e redazioni dei giornali: come finirà? Mettendo insieme le ipotesi prevalenti tra esperti di ogni settore, poi raccolte dal Financial Times, si possono ipotizzare 5 scenari.
Per quanto siano ancora enormi difficoltà incontrate dai russi, la loro vittoria completa è ritenuta ancora l’ipotesi più probabile. Putin pagherebbe in ogni caso un prezzo pesantissimo in termini di perdite militari ed economiche, reputazione del suo apparato di difesa, consenso interno e relazioni internazionali. Non è affatto da escludere che insegua una vittoria “totale”, con il rovesciamento del governo di Volodymir Zelensky, la possibile uccisione del presidente, l’insediamento di un regime fantoccio e la nascita di un governo ucraino in esilio. Anche se pure in questo caso dovrebbe fronteggiare una lunga resistenza.
Nelle cancellerie alleate l’ipotesi di un ritiro di Zelensky nella parte occidentale del Paese resta forte. Si andrebbe allora una spartizione del Paese: uno Stato fantoccio insediato a Kiev (e con il controllo di buona parte dell’attuale territorio dell’Ucraina) più un’area ribelle: un modello Donbass a parti rovesciate nell’Ovest del Paese. La strategia militare russa, con gli attacchi concentrati a Nord, Est, Sud e su Kiev, sembra confermare questo indirizzo. Che porterebbe a un’Ucraina filorussa a Est e un’Ucraina filo-occidentale a Ovest, con Leopoli capitale. Putin avrebbe così il “cuscinetto” che desidera tra sé e l’Occidente.
Finora l’Ucraina ha escluso con fermezza di poter accettare la propria smilitarizzazione e “finlandizzazione”, una dichiarazione di neutralità permanente da inserire nella Costituzione. Anche qui, gli esperti ritengono però che una guerra che si trasformi in caos potrebbe avvicinare l’accordo. Resterebbe da capire, a quel punto, se un cessate il fuoco sancirebbe le conquiste territoriali dei russi o li farebbe ritirare in una zona definita. In entrambi i casi, però, il parere più radicato è che l’Occidente manterrebbe le sanzioni. Putin non può pensare di cavarsela tornando alla normalità. “C’è stato un cambiamento irreversibile”, è l’opinione comune.
È lo certamente in questo momento lo scenario più “ottimistico”. Solamente il fatto che venga contemplato dagli esperti lascia capire in quale situazione complicata si sia infilato il presidente russo. Dopo 22 anni di potere incontrastato, lo stallo militare e il malcontento generale causato dalle sanzioni potrebbero indurre gli apparati militari a ribellarsi e la popolazione a proteste di massa. Per capire veramente come finirà la guerra in Ucraina, ipotizzare tali mosse troppo sarebbe però un errore. Perché la presa del leader, a cominciare dal controllo totale dell’informazione, è ancora salda.
Nemmeno l’esito più catastrofico può ancora essere escluso. A provocare una reazione russa possono essere varie mosse occidentali: dall’invio di armi a Kiev alle sanzioni. La Nato finora è stata attenta a rifiutare le ripetute richieste degli ucraini di una no fly zone che la porterebbe all’istante a scontrarsi con i russi. Ma gli avvertimenti reciproci non sono mancati. I russi hanno chiarito che l’invio dei caccia Mig polacchi a Kiev aprirebbe “uno scenario molto indesiderabile e potenzialmente pericoloso”. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha risposto che attacchi alle linee di rifornimento occidentali all’Ucraina rappresenterebbero un’escalation.
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