Completamente “fuori strada”. Il mondo ha smarrito la via verso la riduzione del riscaldamento globale. A suonare, di nuovo, l’allarme è il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres mentre si avvicinano i colloqui della Cop28 di Dubai, in partenza il prossimo 30 novembre. Il numero uno delle Nazioni Unite ha chiesto “un’azione drastica per il clima” mentre un nuovo rapporto dell’Unep, il Programma Onu per l’Ambiente, avverte che di questo passo, alle emissioni attuali, l’aumento delle temperature medie globali potrebbe sfiorare i 3 gradi entro la fine del secolo, molto oltre la soglia di 1,5 gradi fissata dagli Accordi di Parigi sul clima del 2015.
“I leader mondiali non possono ancora rinviare il problema”, ha incalzato Guterres. “Questo è un fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme opportunità mancata”. Il report “mostra che, se non cambia nulla, nel 2030 le emissioni saranno di 22 miliardi di tonnellate superiori a quelle consentite dal limite di 1,5 gradi. Si tratta più o meno delle emissioni annuali di Usa, Cina e Ue messe insieme”.
Le conseguenze del cambiamento climatico sono già sotto gli occhi di tutti. In ogni angolo del Pianeta si susseguono a un ritmo sempre più serrato fenomeni estremi che alternano la siccità alle alluvioni. E l’Italia non fa eccezione. Intanto il 2023 si candida a diventare l’anno più caldo di sempre.
Secondo l’Emissions gap report 2023, i piani nazionali di azione sul clima risultano del tutto insufficienti a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. E se i leader mondiali non invertiranno subito la rotta, entro il 2100 l’innalzamento delle temperature sarà compreso tra 2,5 e 2,9 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Nello scenario più ottimistico, in cui vengono rispettati tutti gli impegni verso l’azzeramento netto delle emissioni di gas serra, “si potrebbe limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi. Tuttavia, gli impegni net zero non sono attualmente considerati credibili: nessuno dei Paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con questi obiettivi”.
Il report riconosce i progressi compiuti dalla firma dell’Accordo di Parigi nel 2015, quando si prevedeva un aumento delle emissioni di gas serra nel 2030 pari al 16%. Oggi l’aumento previsto è del 3%. Ancora troppo, tuttavia. Servirebbe una riduzione ulteriore del 28% per contenere il riscaldamento entro la soglia dei 2 gradi di riscaldamento e addirittura del 42% per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi.
Il mondo invece continua a pompare livelli record di gas serra nell’atmosfera, con un aumento delle emissioni dell’1,2% dal 2021 al 2022. Aumento, secondo l’Unep, in gran parte imputabile ai combustibili fossili e ai processi industriali.
Per questo il report si appella a tutti gli Stati affinché accelerino la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, a cominciare dai maggiori emettitori di gas serra, chiamati a compiere “azioni più ambiziose e a supportare i Paesi in via di sviluppo”.
Il nuovo repoert arriva a pochi giorni dalla pubblicazione dell’analisi condotta dall’Unfccc, il segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, sui contributi determinati a livello nazionale – ovvero i piani nazionali non vincolanti che indicano le azioni per ridurre i gas serra – dei 195 Paesi che hanno siglato l’accordo di Parigi. La conclusione è che i contributi sono “insufficienti per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi”.
I governi “devono fare passi avanti coraggiosi alla Cop28 di Dubai, per rimettersi in carreggiata“, questo vuol dire che la conferenza mondiale sul clima “deve essere un chiaro punto di svolta“, ha detto il segretario esecutivo dell’Unfccc Simon Stiell, facendo eco al segretario generale.
Dal 30 novembre al 12 dicembre, negli Emirati arabi andrà in scena la Conferenza delle parti, il vertice annuale delle Nazioni Unite sul clima per determinare ambizioni, responsabilità e misure in tema di clima ed effetti dei cambiamenti climatici. L’edizione di quest’anno del vertice includerà per la volta il Global Stocktake, ovvero uno strumento di monitoraggio previsto dall’Accordo di Parigi per verificare i risultati ottenuti e mettere a punto le modifiche di rotta necessarie.
L’Europarlamento riunito a Strasburgo in sessione plenaria oggi ha adottato una serie di raccomandazioni per il mandato negoziale dell’Ue in vista della Cop28. Si tratta di raccomandazioni non vincolanti, dal momento che il mandato dell’Ue è stato già concordato lo scorso ottobre dai ministri dell’Ambiente dei 27.
Il Parlamento ha stabilito le priorità dell’agenda: aumento dei contributi per il clima, creazione del fondo per le perdite e i danni, stop ai sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili entro il 2025.
100 miliardi di dollari per il clima – Le istituzioni europee confermano l’impegno degli Stati membri dell’Ue a sostenere l’obiettivo annuale di mobilitare 100 miliardi di dollari per i finanziamenti climatici fino al 2025.
Finanza climatica – L’agenda dell’Unione europea intende spingere l’acceleratore sulla creazione del cosiddetto “Meccanismo perdite e danni”, un impegno preso durante il vertice Cop27 dello scorso anno, e renderlo operativo entro fine anno. Si tratta di un strumento deputato a sostenere finanziariamente i Paesi più vulnerabili alla crisi climatica, attraverso la creazione di un apposito fondo presso la Banca Mondiale. Inoltre, gli eurodeputati chiedono l’istituzione di un meccanismo di finanza pubblica dell’Ue dedicato per sostenere gli impegni degli Stati membri.
Stop ai sussidi fossili – I combustibili fossili, responsabili del 75% di emissioni complessive di gas serra, rappresentano un freno alla transizione ecologica. Per tale motivo il Consiglio europeo chiederà alla prossima Cop28 di Dubai di intervenire con urgenza interrompendo il prima possibile e comunque non oltre il 2025 ogni forma di sussidio, diretta o indiretta, ai combustibili fossili, sia a livello comunitario che nazionale. Nel 2022 i sussidi agli idrocarburi hanno raggiunto la cifra record di oltre 900 miliardi di dollari.
Accelerare sulle energie rinnovabili – Un altro punto centrale dell’agenda Ue per la Cop28 riguarda l’obiettivo di triplicare la capacità di energia rinnovabile installata, portandola a 11 tW e raddoppiare il tasso di efficienza energetica entro il 2030, nel rispetto del mix energetico nazionale di ciascuno Stato membro.
L’Ue invoca sforzi maggiori a livello globale in altri ambiti come il contrasto all’inquinamento da plastica, la limitazione dell’impatto climatico dell’industria tessile, la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto marittimo, aereo e del settore agricolo.
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