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Altissima tensione tra Cina e Unione Europea. Quest’ultima ha varato sanzioni nei confronti di quattro funzionari cinesi dello Xinjiang per le violazioni dei diritti umani sulla minoranza musulmana degli uiguri. Decisioni analoghe arrivano anche da Stati Uniti, Canada e Regno Unito. La risposta di Pechino non si è fatta attendere: sanzioni verso “10 persone e 4 entità dell’Ue“. “Danneggiano la sovranità e gli interessi della Cina“, la spiegazione. Ma da Bruxelles i commenti sono estremamente severi.
Cina, la risposta dell’Unione Europea: “Inaccettabile”
“È stato un Consiglio Affari esteri molto intenso – ha commentato l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, in conferenza stampa dopo il Consiglio Affari esteri –. Abbiamo preso la decisione di promuovere i diritti umani in tutto il mondo. Abbiamo adottato sanzioni verso undici individui e quattro entità in Cina, Corea del Nord, Libia, Sudan del Sud, Eritrea e in Russia“.
“Il pacchetto include quattro individui e una entità cinese che hanno sviluppato le politiche nello Xinjiang. Nella riunione ci è stato comunicato che la Cina, invece di rispondere alle nostre preoccupazioni, ha applicato sanzioni verso nostri cittadini. Misure che noi reputiamo inaccettabili“, ha aggiunto Borrell.
Sassoli: “Diritti umani da difendere con forza”
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Parole molto simili a quelle scelte dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. “Le sanzioni della Cina a parlamentari dell’Unione europea e a organi dell’Unione europea è qualcosa di inaccettabile. Ci saranno sicuramente delle conseguenze“, ha spiegato l’europarlamentare in quota Partito Democratico.
“Per noi la difesa dei diritti umani è non solo sancita dai nostri trattati, ma è un principio che vogliamo difendere con forza. Abbiamo la necessità di ristabilire la verità e soprattutto di garantire alle persone le libertà fondamentali“, ha concluso Sassoli nel suo breve messaggio. E la tensione tra Unione Europea e Cina tocca livelli inediti e allarmanti. Nella consapevolezza che anche da Pechino potrebbero arrivare ulteriori risposte, che inevitabilmente generano una profonda preoccupazione.