C’è una discreta fetta di opinione pubblica che in Cina sta manifestando su Twitter il proprio sostegno alla Russia nella guerra attualmente in corso in Ucraina. A denunciarlo è la ‘CNN’, che evidenzia anche come tale tendenza stia creando non poco imbarazzo al governo di Pechino.
La Cina sta infatti provando da settimane a ricavarsi una posizione equidistante tra le posizioni della Russia da un lato e quelle di Ucraina e Occidente (Usa in particolare) dall’altro. Un ruolo sicuramente studiato, e che potrebbe mettere Pechino in una posizione di grandissimo rilievo nel momento in cui si arrivasse al tanto atteso compromesso tra le parti. Vediamo quindi in che modo le esternazioni dei propri cittadini su Twitter stanno creando difficoltà al governo centrale.
Non bisogna dimenticare che accedere ai dati internet della Cina non è la missione più facile che il web presenti. Proprio per questo l’imbarazzo di Pechino per i post social pro Russia che stanno liberamente circolando è a livelli altissimi. Tanto più che la loro diffusione, secondo la ‘CNN’, sembra essere fortemente voluta da utenti anonimi di Twitter. Lo scopo di questi ultimi sarebbe esporre l’opinione pubblica occidentale alla reale portata dei contenuti filo-Putin o nazionalistici sulle piattaforme cinesi. Soprattutto in considerazione del fatto che, come detto, di norma queste ultime sono pesantemente censurate.
Tra i post che hanno maggiormente colpito l’Occidente da un lato e lo stesso governo di Pechino dall’altro, spicca quello che porta la firma di un importante blog militare. Qui si legge infatti che l’Ucraina sarebbe la reale responsabile dell’attacco russo alla stazione ferroviaria di Kramatorsk. Ma non mancano volti noti dei media della Cina secondo cui le atrocità di Bucha non sono mai avvenute, o un seguitissimo influencer che attacca l’Ucraina con termini irripetibili.
Così la gigantesca nazione asiatica, che tanto sta facendo per non esporsi nel conflitto, vede la popolazione propendere sempre più per Putin e il Cremlino. La ‘CNN’ ha anche scoperto l’esistenza dell’hashtag “The Great Translation Movement”, confluito poi in un account su Twitter che porta lo stesso nome. Qui un team sconosciuto di traduttori riporta in Cina le notizie sull’Ucraina della stessa emittente statunitense, in un tentativo interno di contrastare la propaganda. Gli stessi media statali cinesi avrebbero pesantemente criticato l’iniziativa social. Che, di fatto, punta a scoperchiare la gigantesca ipocrisia di fondo che la censura di Xi Jinping nasconderebbe. E che di fatto vedrebbe un’equidistanza frutto solo della propaganda, quando in realtà il Paese sarebbe pro Russia.
Inevitabilmente, i media locali hanno preso le distanze da questa rilettura. Il ‘People’s Daily’ (di fatto megafono del locale Partito Comunista), non nega la presenza di tali opinioni in Cina. Le attribuisce però a “una minoranza di utenti internet estremisti“. Secondo il ‘Global Times’, invece, gli autori dei post su Twitter sarebbero “attori in malafede capaci di parlare la nostra lingua“. Osservatori neutrali, raggiunti dalla stessa ‘CNN’, affermano che la verità sarebbe nel mezzo. Da un lato, infatti, è certamente vero che tali idee circolano solo in una fetta della popolazione. Dall’altro però è vero che circolano, ed è quindi altrettanto indubbio che venirne a conoscenza è di grande utilità per il resto del Pianeta. Soprattutto considerando che questi post sono riusciti a oltrepassare l’inespugnabile cortina della censura di Pechino.
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