La rigidità con cui il governo della Cina sta gestendo la pandemia è ormai nota a tutti. Bastano pochi contagi in uno dei centri abitati più popolosi per far scattare un lockdown severissimo, finalizzato a prevenire ulteriori diffusioni del contagio. È proprio quel che sta succedendo in questi giorni a Shanghai, dove ieri, giovedì 31 marzo, le autorità sanitarie hanno rilevato 358 contagi sintomatici e 4.114 casi asintomatici (in calo rispetto ai dati del giorno precedente). Si tratta di un numero basso se paragonato con il totale degli abitanti della città, oltre 26 milioni. Per fare un confronto con una delle regioni italiane più grandi, in Lombardia ci sono 9.141 contagi (su un totale di oltre 10 milioni di abitanti) e non c’è alcuna restrizione.
Bastano questi numeri per capire come la strategia “zero-Covid” messa in atto dal governo cinese sia molto lontana dalla gestione della pandemia in vigore nella Penisola, dove proprio oggi è finito lo stato di emergenza.
Quello di Shanghai è il lockdown più grande messo in atto in Cina negli ultimi due anni. Le autorità hanno diviso la città in due parti per procedere ai test, utilizzando il fiume Huangpu come punto di demarcazione. All’inizio avevano previsto di chiudere i distretti a est del corso d’acqua dal 28 marzo al primo aprile, per poi fare lo stesso con quelli a ovest dal primo al cinque aprile. Oggi, come previsto, il lockdown è stato esteso alla parte orientale della metropoli, senza però essere rimosso da quella occidentale. Ciò significa che quasi tutti gli abitanti di Shanghai sono costretti a rimanere a casa e non possono nemmeno uscire per gettare la spazzatura o portare a spasso il cane. È possibile lasciare l’abitazione solo per sottoporsi a un tampone.
Il trasporto pubblico è stato sospeso, mentre tutti gli esercizi commerciali non essenziali, come i ristoranti e i bar, devono restare chiusi. Al momento non è noto quando la situazione tornerà alla normalità. Molti cittadini sono insoddisfatti della situazione e ritengo che il governo cinese stia prendendo delle misure fin troppo drastiche per contrastare il coronavirus Sars-CoV-2. In particolare, chi soffre di malattie gravi e ha bisogno di trattamenti ospedalieri frequenti (come la dialisi) sta trovando eccessivamente gravose le restrizioni introdotte a Shanghai.
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