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Chi ha votato Trump? Il profilo degli elettori che lo hanno scelto

Le urne statunitensi hanno decretato una vittoria assoluta per il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Ma chi lo ha votato? Ecco l’identikit

Donald Trump ha trionfato in un’elezione che sembrava molto più in bilico. Invece è lui il nuovo presidente degli Stati Uniti, ottenendo il suo secondo mandato.. Conquistare nuovamente la Casa Bianca è stato il risultato di una rimonta eccezionale, se è vero che Harris era inizialmente data per favorita, alimentata dal voto di una fetta d’America che si è espressa in maniera compatta a favore del tycoon. La vittoria di Trump si è basata su un ampio consenso tra gli uomini, la classe media del Midwest e soprattutto la popolazione rurale, che ha contribuito in modo decisivo. Con un cambio di rotta interessante, persino una parte dei giovani e degli elettori latinos ha appoggiato la sua candidatura. Ma chi sono, esattamente, gli elettori di Trump, e cosa li ha spinti a sostenere ancora una volta The Donald?

Gli elettori che hanno scelto Trump nel 2024 non si riconoscono in un’unica categoria, ma condividono un forte sentimento di insoddisfazione per l’attuale stato dell’economia, della società e del governo. Sono elettori che, in molti casi, credono che le loro preoccupazioni siano ignorate da chi vive nelle grandi città e da chi detiene il potere. Questo malcontento ha trovato una voce nella figura di Trump, leader che è riuscito a canalizzare il desiderio di cambiamento e un forte senso di appartenenza a una “vera America” in opposizione a quella rappresentata dalle grandi metropoli, dai media liberali e dalle istituzioni che percepiscono come distanti.

Il profilo dell’elettore di Trump

La base elettorale di Trump è costituita principalmente da uomini, che hanno votato per lui in maniera schiacciante, in particolare quelli provenienti dalle aree rurali e dalla cosiddetta Rust Belt, ossia quegli Stati del Midwest colpiti dalla deindustrializzazione e dal declino economico. In queste aree, Stati come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin si sono “tinti di rosso” dopo anni di fedeltà democratica. Questo elettorato maschile, che ha contribuito in modo sostanziale alla vittoria di Trump, si sente spesso trascurato dalle politiche delle grandi città e dal governo centrale. Per loro, il tycoon rappresenta un leader in grado di dare voce alle preoccupazioni e ai valori di chi vive fuori dai centri urbani, difendendo un’America autentica, radicata e tradizionale.

Anche tra gli uomini afroamericani si è registrato un leggero incremento di consensi per Trump rispetto alle elezioni precedenti, sebbene la maggioranza di questo gruppo continui a schierarsi con i democratici. Per quanto riguarda le madri e le donne in generale, Kamala Harris ha mantenuto un certo vantaggio, ma non tale da ribaltare i risultati.

Il “bro vote”: i giovani maschi e il fattore Barron

Un’altra categoria che ha contribuito a riplasmare la base elettorale di Trump è quella dei giovani, in particolare i maschi della Generazione Z. Per i ragazzi cresciuti negli anni 2000, il voto a Trump è stato in parte ispirato dai media e dai canali social influenzati da tematiche di “bro culture”: auto, sport, arti marziali. Secondo alcune fonti, Barron Trump, il figlio 18enne di Donald Trump e Melania, ha suggerito al padre di entrare in sintonia con questi interessi, promuovendo un’immagine che ha attirato i giovani maschi verso la figura del presidente.

Donald Trump | Foto EPA/CJ GUNTHER – Newsby.it

Questo approccio ha funzionato: i giovani elettori maschi hanno dimostrato interesse per le politiche di Trump, influenzati anche da media di intrattenimento che hanno risonanza tra i ragazzi, come podcast e social dedicati agli sport estremi. Trump è stato così in grado di ottenere un margine di 10 punti tra gli elettori maschi a livello nazionale.

L’importanza dell’economia e l’insoddisfazione verso lo stato attuale

Uno dei principali motivi che ha spinto l’elettorato a scegliere Trump è stato l’insoddisfazione per la situazione economica, in particolare tra i latinos. La comunità ispanica è storicamente legata ai democratici, ma in queste elezioni si è verificata una svolta significativa: il vantaggio democratico tra gli elettori latinos si è ridotto rispetto a quello del 2020, riflettendo una tendenza preoccupante per il partito dell’asinello. Nel 2020, Joe Biden godeva di un vantaggio del 33% tra gli elettori latinos; quest’anno Kamala Harris si è fermata al 53%, contro il 45% di Trump.

Questi numeri rivelano una crescente insoddisfazione tra i latinos, con sette elettori su dieci che considerano l’economia in uno stato critico. L’impatto economico delle politiche attuali, percepito come sfavorevole dalle famiglie latine, ha motivato molti a scegliere Trump, il quale ha promesso politiche economiche più orientate al lavoro e alla classe media, soprattutto in regioni agricole e industriali, dove la comunità latina è fortemente presente.

La classe media e i cambiamenti di supporto in base all’istruzione

La vittoria di Trump ha sottolineato il divario esistente tra elettori con titoli di studio diversi. La Harris ha avuto successo tra i laureati, ma è stata penalizzata nel voto dei non laureati, una categoria demografica che Trump ha saputo attrarre in modo efficace. In particolare, gli elettori con una formazione scolastica inferiore al college si sono spostati verso il tycoon, il quale rappresenta per loro un’opportunità di riscatto sociale ed economico. Questa polarizzazione legata all’istruzione è ormai una costante negli Stati Uniti, dove i votanti con minore scolarizzazione tendono a essere attratti dalle promesse di crescita economica e protezionismo di Trump.

Un altro aspetto interessante è rappresentato dalla polarizzazione interna alla comunità afroamericana, dove i giovani afroamericani con una scolarizzazione inferiore al college si sono mostrati più inclini a sostenere Trump rispetto agli anziani afroamericani, tradizionalmente fedeli ai democratici. Tuttavia, l’elettorato afroamericano ha sostenuto Harris con un 85%, confermando una tendenza ben radicata.

La religione come fattore elettorale

La religione ha svolto un ruolo non trascurabile nella vittoria di Trump. Il tycoon ha saputo consolidare il consenso tra i cattolici, gruppo che, nel 2020, aveva preferito Biden, anch’egli cattolico. Quest’anno, invece, Trump ha guadagnato il 56% dei voti cattolici. Questo cambio riflette l’influenza che il tema della morale e dei valori religiosi continua ad avere, soprattutto in alcuni Stati rurali. La Corte Suprema e il tema dell’aborto hanno giocato un ruolo, anche se minore rispetto al passato, poiché Trump ha promosso una politica antiabortista che risuona con le posizioni di molti cattolici e cristiani evangelici, storicamente contrari a Roe v. Wade.

I cristiani rinati bianchi, che rappresentano una fetta importante dell’elettorato conservatore, hanno votato per Trump in maniera schiacciante, con otto su dieci schierati a favore del candidato repubblicano.

Andrea Zoccolan

Nato a Milano nel 1990, mi sono occupato per circa dieci anni di giornalismo e comunicazione in ambito sportivo, per poi passare alla cronaca. Innamorato delle inquadrature di Yorgos Lanthimos, dei libri di Emmanuel Carrère e delle geometrie di Thiago Motta, la mia vera debolezza resta la cucina cinese.

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