Ufficiale dell’esercito, conduttore televisivo, fino a poter entrare con un ruolo di primo piano nell’amministrazione Trump: chi è il 44enne designato alla Difesa
Pete Hegseth ha vissuto diverse vite, dall’ufficiale dell’esercito, al conduttore televisivo, fino a essere designato da Donald Trump come possibile futuro Segretario della Difesa. La sua carriera si snoda lungo una traiettoria che lo vede passare dal campo di battaglia al salotto televisivo, per poi essere chiamato a una posizione di estrema rilevanza nel governo americano.
Hegseth, 44 anni, è un veterano di guerra decorato, avendo servito in Afghanistan e Iraq. Dopo l’esperienza militare, si è fatto conoscere dal grande pubblico come uno dei volti più riconoscibili di Fox News, emittente conservatrice per cui ha lavorato come commentatore e conduttore. L’esperienza a Fox ha segnato una tappa fondamentale nella sua vita professionale, poiché è lì che ha potuto esprimere senza remore il suo sostegno all’agenda politica di Trump e alle idee più conservatrici e patriottiche.
Un aspetto peculiare della sua figura è l’ideologia esplicitamente dichiarata: Hegseth è noto per le sue posizioni ultraconservatrici e per il suo sostegno alla dottrina “America First”, promossa da Trump durante il suo mandato. È stato tra i primi a sostenere il dialogo tra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un, e ha abbracciato con entusiasmo l’idea del ritiro delle truppe americane impegnate in missioni all’estero, convinto che gli Stati Uniti dovessero concentrarsi maggiormente sui problemi interni. In diversi contesti ha preso posizione a favore della concessione della grazia ai veterani accusati di crimini di guerra, difendendo chi, secondo lui, aveva agito “per il bene del paese” nelle situazioni più difficili.
Le sue posizioni estremiste, però, non si limitano a un generico nazionalismo: Hegseth si è più volte espresso in termini fortemente critici nei confronti dell’Islam. Nel 2020, infatti, ha pubblicato un libro dal titolo “Crociata Americana”, in cui sosteneva la necessità di escludere i musulmani dalle posizioni di comando negli Stati Uniti, una visione che ha suscitato ampie controversie. Questo atteggiamento islamofobico si è rivelato ancora una volta quando, riferendosi al Pentagono, Hegseth lo ha definito “gestito da millennials pro-palestinesi”, una dichiarazione che ha suscitato preoccupazioni nel mondo arabo.
Se nominato, Hegseth ha promesso cambiamenti radicali all’interno dell’apparato militare americano. Ha dichiarato pubblicamente l’intenzione di rimuovere tutti quei generali e alti ufficiali che si dichiarano contrari alle linee guida di Trump e che sostengono politiche di inclusione all’interno delle forze armate. Tra i primi nomi destinati a uscire, secondo Hegseth, ci sarebbe Charles Quinton Brown, il primo afroamericano a essere nominato capo dello Stato Maggiore congiunto degli Stati Uniti. Ha inoltre espresso chiaramente la sua opinione sulle donne nell’esercito, affermando che non dovrebbero essere impegnate in combattimento, poiché la loro presenza complicherebbe le operazioni piuttosto che renderle più efficaci.
Oltre alle sue parole, anche i suoi tatuaggi raccontano molto della sua personalità e delle sue convinzioni. Uno dei più discussi è la grande Croce di Gerusalemme che Hegseth ha tatuato sul petto, un simbolo legato al nazionalismo cristiano e associato ad alcuni dei gruppi estremisti presenti durante l’insurrezione del 6 gennaio al Campidoglio. Questo tatuaggio lo ha posto al centro delle polemiche nel 2021, quando gli fu assegnato il compito di difendere Washington durante l’inaugurazione presidenziale di Joe Biden, ma venne poi escluso dal ruolo. Hegseth protestò sui social, sostenendo di essere stato “bollato come estremista per un tatuaggio”.
Altri tatuaggi che porta sono altrettanto significativi: sul bicipite, ad esempio, ha inciso le parole “Deus Vult” (in latino “Dio lo vuole”), un’espressione utilizzata durante le Crociate medievali. Sull’avambraccio ha invece una croce con spada e un passo del Nuovo Testamento che recita: “Non pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada”. Sul corpo ha inciso anche frasi che rimandano alla storia americana, come “We the People”, con la data 1775 in numeri romani, anno in cui ebbe inizio la Guerra di Indipendenza americana, e il motto “Join or Die” (unisciti o muori), accompagnato dall’immagine di un serpente spezzato, simbolo della lotta dei coloni americani. Hegseth ha espresso inoltre la sua idea di un esercito composto da uomini simili al personaggio cinematografico John McClane, interpretato da Bruce Willis in “Die Hard”: un’immagine che riflette il suo ideale di un soldato diretto, pragmatico e senza compromessi.
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