Dopo la morte di Hassan Nasrallah, ucciso da un raid israeliano a Beirut, la guida del Partito di dio è affidata al numero due: 71 anni, originaio di Kfar Kila ha una lunga storia politica e militante nel contesto libanese e mediorientale
Dopo l’uccisione del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a seguito di un raid aereo israeliano nella periferia sud di Beirut, lo scenario interno al movimento sciita libanese ha subito un cambiamento ennesimo cambiamento al vertice. L’evento ha destato scalpore non solo per la portata dell’attacco, ma anche per l’impatto che potrebbe avere sulla struttura stessa del Partito di Dio, organizzazione di cui Nasrallah era figura guida da molti anni. In questo contesto, Sheikh Naim Qassem, storico numero due di Hezbollah, ha assunto un ruolo di rilievo, diventando il nuovo segretario generale del gruppo e confermando la determinazione del movimento a proseguire la “resistenza” contro Israele e gli Stati Uniti.
Qassem, 71 anni, originario del villaggio di Kfar Kila, nella regione di Nabatiyeh, ha una lunga storia politica e militante nel contesto libanese e mediorientale. Nato e cresciuto nel sud del Libano, Qassem ha iniziato la propria carriera politica con il movimento dell’imam Musa al-Sadr, successivamente entrando a far parte di Amal, il movimento sciita nato negli anni ’70. La sua decisione di unirsi a Hezbollah, organizzazione emergente negli anni ‘80 sulla scia della Rivoluzione islamica iraniana del 1979, lo ha portato a diventare uno dei principali artefici della struttura organizzativa e ideologica del gruppo. Vice di Hezbollah dal 1991, Qassem ha lavorato a stretto contatto con Nasrallah, contribuendo a consolidare il movimento come uno dei principali attori politico-militari in Libano.
Nel suo primo discorso televisivo dopo la morte di Nasrallah, Qassem ha rassicurato i militanti e i simpatizzanti del movimento, promettendo che Hezbollah continuerà la sua lotta e rimarrà fedele agli obiettivi stabiliti dal Partito di Dio. Rivendicando la sua nomina a segretario generale come “continuazione” della guida di Nasrallah, Qassem ha affermato che Hezbollah “manterrà accesa la fiamma della resistenza fino alla vittoria”. Le parole di Qassem lasciano pochi dubbi riguardo la direzione che il movimento intende prendere: uno scontro diretto e continuo con Israele e gli Stati Uniti, considerati i principali avversari regionali.
Uno degli aspetti più emblematici della nuova leadership di Hezbollah è la determinazione di Qassem nel confermare l’impegno del movimento a fianco dei suoi alleati, come Hamas nella Striscia di Gaza, che ha ricevuto sostegno esplicito da Hezbollah durante i recenti attacchi nella regione. Hezbollah è sceso in campo in “solidarietà” con Hamas, evidenziando la comune alleanza con l’Iran, che sostiene entrambi i gruppi sciiti con fondi, risorse e supporto diplomatico.
La figura di Qassem rappresenta dunque una continuità ideologica rispetto al passato, ma allo stesso tempo segnala un cambiamento nella leadership, che deve affrontare nuove sfide in uno scenario geopolitico sempre più complesso. Mentre Nasrallah e altri leader come Hashem Safieddine, anch’egli vittima di un attacco israeliano, erano considerati “sayyid”, discendenti diretti del Profeta Maometto, Qassem indossa il turbante bianco, simbolo di una diversa eredità religiosa e di un ruolo leggermente diverso nel panorama sciita libanese.
Naim Qassem ha espresso una posizione di aperta ostilità nei confronti di Israele in più occasioni, ricordando che il Partito di Dio è pronto a rispondere a un’eventuale “guerra totale” in qualsiasi momento. Dichiarazioni simili hanno attirato l’attenzione dei media internazionali e hanno ribadito l’intenzione del movimento di non arretrare di fronte alle pressioni esterne. Inoltre, Qassem ha recentemente fatto riferimento alla lunga durata del conflitto con Israele e alla “follia” delle decisioni di leader internazionali come Benjamin Netanyahu e Joe Biden, i quali, a detta sua, avrebbero sottovalutato la resistenza e le capacità di Hezbollah.
In termini operativi, il gruppo ha confermato di voler continuare a rafforzare le proprie strutture militari e la propria organizzazione interna, nonostante le perdite subite. La strategia rimane quella di mantenere una forte presenza nel sud del Libano, rafforzando le basi storiche e le roccaforti nelle regioni meridionali, simbolo della resistenza contro Israele. Qassem ha sottolineato l’importanza della cooperazione con l’Iran, paese in cui si sarebbe trasferito temporaneamente dopo l’attacco a Beirut, come riportato da alcune fonti.
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