Alcuni membri della futura amministrazione Trump stanno incoraggiando il presidente in pectore a portare gli Stati Uniti fuori dall’organizzazione già a gennaio
Durante il secondo mandato di Donald Trump gli Stati Uniti potrebbero uscire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). È un’ipotesi che appare sempre più concreta, soprattutto dopo le ultime indiscrezioni condivise dal Financial Times, secondo le quali il team per la transizione del presidente in pectore starebbe spingendo per ottenere questo cambiamento fin dal primo giorno della nuova amministrazione.
Come spiegato dagli esperti, la fuoriuscita degli Stati Uniti dall’Oms avrebbe un impatto catastrofico sulla salute globale perché eliminerebbe la principale fonte di finanziamenti dell’Organizzazione (gli Usa contribuiscono al budget per circa il 16%) e renderebbe difficile rispondere con efficacia a emergenze come le pandemie o il ritorno di malattie un tempo debellate, tra cui la poliomielite. Lawrence Gostin, professore di salute globale alla Georgetown Law, spiega che l’abbandono degli Stati Uniti lascerebbe “un vuoto enorme nel finanziamento e nella leadership della sanità globale. Nessuno potrebbe colmarlo”. Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Oms, si è limitato a dire di essere pronto a collaborare con l’amministrazione Usa: “Credo che i leader statunitensi comprendano che gli Stati Uniti non possono essere sicuri finché non lo è il resto del mondo”, ha detto.
Le probabilità che si passi dalle parole ai fatti non sono basse, perché già nel 2020 Trump aveva avviato il processo per lasciare l’Oms, arrivando persino ad accusare l’organizzazione di essere controllata dalla Cina e di non aver dato in tempo l’allarme sulla pandemia per coprire le responsabilità di Pechino. Dopo le prime minacce, arrivate durante i mesi più cruciali della pandemia, l’ex presidente aveva poi inviato una lettera di notifica al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, ufficializzando così il ritiro, che sarebbe dovuto avvenire a luglio 2021.
Il tutto fu bloccato da Joe Biden, che dopo essersi insediato decise di mantenere gli Stati Uniti all’interno dell’Oms. In una lettera inviata al segretario dell’Onu Antonio Guterres, il presidente dichiarò quanto segue: “L’Oms svolge un ruolo cruciale nella lotta mondiale contro la mortale pandemia Covid-19 e innumerevoli altre minacce alla salute globale e alla sicurezza sanitaria. Gli Stati Uniti continueranno a essere un partecipante a pieno titolo e un leader globale nell’affrontare tali minacce e nel promuovere la salute e la sicurezza sanitaria globali”.
Stavolta però le cose potrebbero andare diversamente, soprattutto perché all’interno della nuova amministrazione Trump ci saranno delle persone notoriamente lontane dalle posizioni della comunità scientifica, come Robert F. Kennedy, contrario ai vaccini, che a gennaio dovrebbe diventare ministro della Salute (salvo ripensamenti dell’ultimo minuto che ormai sembrano improbabili) e David Weldon, antivaccinista che presto guiderà i Centers for Disease Control. Per quanto riguarda Martin Makary, il futuro commissario della Food and Drug Administration, sembra avere posizioni meno estreme rispetto a Kennedy e Weldon, ma ha comunque messo in dubbio i benefici portati da alcuni vaccini, tra cui quello per l’epatite B e i richiami della vaccinazione contro il Covid-19.
Il nuovo mandato di Trump inizierà ufficialmente il 20 gennaio. Non è detto che la fuoriuscita degli Stati Uniti dall’Oms avverrà già in quella data, tuttavia l’organizzazione farebbe bene a tenersi pronta a ogni eventualità, perché le intenzioni della nuova amministrazione appaiono piuttosto chiare.
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