“Siamo qui. Unisciti a noi”. I manifesti col teschio del gruppo Wagner comparsi nei giorni scorsi sui muri di Varsavia e Cracovia sembrano aver materializzato i peggiori incubi della Polonia, sempre più in allarme da quando i mercenari della compagnia paramilitare russa hanno lasciato il fronte ucraino per essere ricollocati in Bielorussia, come parte dell’accordo mediato dall’uomo forte di Minsk Aljaksandr Lukashenko dopo la fallita “marcia” su Mosca guidata da Yevgeny Prigozhin.
Il ministro degli Interni polacco Minister Mariusz Kaminski ha fatto sapere che oggi due russi sono stati arrestati con l’accusa, fra le altre cose, di spionaggio perché avrebbero tappezzato le due città con centinaia di poster che invitano a unirsi al gruppo Wagner con tanto di codice QR che rimanda a un pagina per il reclutamento di nuove leve.
Una ”provocazione”, secondo il consigliere comunale di Cracovia Lukasz Wantuch, che ha condiviso sulla propria pagina Facebook la foto di un manifesto.
Secondo Kaminski, sarebbero uomini a libro paga di Mosca e in tutto avrebbero ricevuto 500mila rubli (4,930 dollari) per il lavoro. Al momento in custodia cautelare, rischiano fino a 10 anni di prigione per “attività di intelligence straniera contro la Polonia”
Gli arresti di oggi sono l’ultimo sviluppo nelle relazioni sempre più tese tra il fianco Est della Nato, Polonia e Lituania in testa, e Minsk. Solo lo scorso giovedì Varsavia aveva annunciato il dispiegamento di 10mila soldati lungo il confine con la Bielorussia a scopo “difensivo e di esercitazione”.
“Il trasferimento dei mercenari della Wagner in Bielorussia pone una grave sfida alla sicurezza, soprattutto nel contesto degli attacchi ibridi bielorussi-russi al nostro confine”, ha ribadito il ministro della Difesa polacco in un’intervista al programma tv Wiadomosci. “La nostra posizione è chiara. La Nato e gli alleati sono pronti a rispondere immediatamente a qualsiasi aggressione”.
Secondo l’intelligence britannica, “un numero modesto” di mercenari della Wagner si troverebbe in Bielorussia per addestrare soldati di Minsk. I servizi di Londra inoltre hanno segnalato sconfinamenti in territorio polacco da parte di uomini del gruppo paramilitare attraverso il corridoio di Suwałki, la striscia di terra tra Polonia e Lituania che collega l’enclave russa di Kaliningrad alla Bielorussia. La zona, scarsamente popolata ma cruciale dal punto di vista strategico, unisce gli Stati Baltici agli altri membri della Nato.
Non a caso è proprio dal corridoio di Suwałki che i primi ministri di Polonia e Lituania, Mateusz Morawiecki e Gitanas Nauseda, agli inizi di agosto hanno lanciato l’allarme sul pericolo che incomberebbe sul fianco orientale della Nato. “Il gruppo Wagner è estremamente pericoloso e i mercenari sono stati spostati verso Est per destabilizzare l’Alleanza atlantica”.
L’incursione militare si aggiungerebbe così ai presunti attraversamenti illegali di migranti in arrivo dalla Bielorussia. Secondo Morawiecki, i mercenari del gruppo paramilitare si camufferebbero da agenti della polizia di frontiere bielorussa per agevolarne il passaggio o addirittura si fingerebbero essi stessi migranti per introdursi nel territorio dell’Unione europea. Una strategia che il governo di Varsavia definisce “guerra ibrida”.
Ancora più difficile localizzare il capo della Wagner. L’ultima apparizione in pubblico risale al 28 luglio scorso quando Prigozhin era comparso a sorpresa al Forum Russia-Africa organizzato dal Cremlino a San Pietroburgo.
La prima uscita dopo il temuto colpo di Stato che Progohzin ha persino pubblicizzato con fotografie condivise sui canali telegram collegati alla Wagner. In un’immagine si vede l’”ex cuoco di Putin” – sorriso, jeans e polo bianca – che stringe la mano dell’ambasciatore del Centro Africa, Paese dove non a caso il gruppo paramilitare è presente da diversi anni.
Se non è chiaro al momento dove si trovi Prigozhin o quanti mercenari siano dislocati in Bielorussia, di certo, come osservava ieri la Cnn, colui che poco più di un mese fa aveva sfidato Putin oggi è libero e continua a curare i propri affari.
A cominciare da quelli nel continente africano. E agli Stati dove è già presente da tempo, ora potrebbe aggiungersi anche il Niger, dopo il golpe della giunta militare che ha deposto Mohamed Bazoum, il primo presidente democraticamente eletto dall’indipendenza.
Del resto, come già accaduto in Mali e in Burkina Faso, subito dopo il colpo di Stato per le strade di Niamey sono comparsi cartelli che inneggiavano alla Russia. Un putsch che il capo della Wagner ha salutato con un messaggio audio diffuso sul proprio canale Telegram: “Quello che è successo in Niger non è altro che la lotta del popolo nigerino contro i colonizzatori”.
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