Ieri sera, al suo arrivo all’aeroporto di Alghero, in Sardegna, la polizia ha arrestato Carles Puigdemont, 58 anni, ex presidente della Catalogna. Il politico, leader degli indipendentisti catalani, era inseguito da un mandato d’arresto europeo spiccato dalle autorità spagnole. È accusato di reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica nazionale.
Dopo l’arresto, la diplomazia spagnola si è attivata inviando il console onorario di Spagna per le province di Sassari, Nuoro e Oristano, l’avvocato algherese Fabio Bruno, per verificare che a Puigdemont sia garantito il rispetto delle regole internazionali.
Ad Alghero, unica città italiana di cultura e lingua catalana, doveva partecipare a un incontro con il movimento autonomista sardo. Il politico spagnolo doveva anche incontrare il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, e il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais.
Puigdemont, che ha alle spalle una lunga carriera giornalistica, è fin da giovanissimo uno strenuo sostenitore della causa indipendentista. È tra i membri fondatori della sezione di Girona della Joventut Nacionalista de Catalunya e, nel 1983, si è iscritto al partito Convergenza Democratica di Catalogna. Ne ha fatto parte fino al suo scioglimento, nel 2016.
Già sindaco di Girona dal 2011 al 2016, è stato poi eletto presidente della Generalitat de Catalunya, ovvero il sistema amministrativo-istituzionale per il governo catalano. È inoltre membro del Partito Democratico Europeo Catalano. A seguito del referendum sull’indipendenza del 1° ottobre 2017, il 27 ottobre successivo l’ex presidente catalano ha dichiarato l’indipendenza dell’autoproclamata Repubblica Catalana dalla Spagna.
Di conseguenza, l’allora primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, ha applicato l’articolo 155 della Costituzione commissariando la Catalogna e destituendo Puigdemont e il suo esecutivo. A seguito della denuncia per ribellione, sedizione e malversazione, il leader catalano si è rifugiato a Bruxelles per sfuggire all’arresto. Dopo un periodo in stato d’arresto (dal 25 marzo al 6 aprile 2018) in Germania, ha fatto poi ritorno in Belgio.
Il 26 maggio 2019 è stato eletto deputato al Parlamento Europeo, ma non ha potuto rientrare a Madrid per l’investitura ufficiale. Non riconoscendolo come tale, la Spagna gli ha negato l’immunità da europarlamentare concessa invece dall’assemblea di Strasburgo il 2 giugno 2020. Nel frattempo, una sentenza della Corte di giustizia Ue di sette mesi prima ha riconosciuto ufficialmente il suo mandato.
Nel marzo del 2021 l’Europarlamento ha votato a favore della revoca dell’immunità di Puigdemont e il 30 luglio il Tribunale dell’Unione europea ha respinto la richiesta di sospensione della revoca sia per lui sia per i suoi ex ministri Toni Comín e Clara Ponsatí.
Secondo la Corte, “non vi è motivo di ritenere che le autorità giudiziarie belghe o le autorità di un altro Stato membro possano eseguire i mandati d’arresto europei emessi nei confronti dei deputati e consegnarli alle autorità spagnole”. E ieri è arrivato il nuovo arresto.
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