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L’accordo fra il Regno Unito e l’Unione Europea sulla Brexit è ancora lontano, a quattro anni e mezzo dal referendum, tre e mezzo dall’inizio dei negoziati e poco meno di un anno dall’uscita formale. E le parole di Boris Johnson pronunciate davanti alla Camera dei Comuni nella giornata di lunedì non lasciano immaginare un avvicinamento, almeno immediato, tra le parti. Anzi, le dichiarazioni del primo ministro britannico sono improntate a un sarcasmo che potrebbe pesare sull’accordo.
“Bisogna ancora trovare un buon accordo con l’Unione europea – ha esordito Johnson -. I nostri amici dell’Ue insistono nel volere il diritto di punirci e di adottare ritorsioni se loro approvassero in futuro leggi cui noi non ci attenessimo”.
“In secondo luogo – ha aggiunto il premier britannico – dicono che il Regno Unito debba essere l’unico Stato al mondo a non avere il controllo sovrano delle proprie acque per la pesca. Punti che non credo nessun primo ministro di questo Paese debba accettare”.
Non è solo il Regno Unito a lamentare condizioni “inaccettabili” per quel che riguarda l’accordo sulla Brexit. La cancelliera tedesca Angela Merkel, infatti, ha sottolineato che la stessa Gran Bretagna ha posto, durante i negoziati, delle condizioni che l’Europa non può approvare. Ha inoltre specificato che l’integrità del mercato comune deve essere garantita senza eccezioni.
Per Merkel, intervenuta al Bundestag prima del Consiglio europeo, un accordo è ancora possibile. Il nodo gordiano però non riguarda quello dell’accesso alle flotte europee nelle acque di pesca britanniche, citato da Johnson. Quel che preoccupa l’Europa, più che altro, sono i futuri standard normativi nel Regno Unito.
In particolare, l’ostacolo principale riguarda la ‘clausola evolutiva’, definita da Londra, sarcasticamente, ‘clausola capestro’: ai britannici non piace il meccanismo secondo il quale quando una parte innalza i propri standard ambientali, lavorativi o sociali, l’altra non può opporsi e godere di un vantaggio nella competizione economica. Più che un negoziato, quindi, si tratta ancora di una battaglia aperta. E la soluzione non sembra affatto a portata di mano.
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