Bolsonaro, via i generali e sei ministri: è caos in Brasile

Aria decisamente pesante in Brasile, dove al fianco dell’emergenza sanitaria (particolarmente severa nel Paese sudamericano, tra i più colpiti dal Coronavirus in tutto il mondo), si affianca ora quella politica. Il presidente Jair Bolsonaro ha infatti deciso di procedere a un importante rimpasto sia del suo governo che dei vertici delle Forze armate. E trattandosi di coloro che più degli altri hanno garantito il suo potere, il cerchio intorno a lui sembra stringersi sempre più.

Perché Bolsonaro ha cambiato sei ministri

Bolsonaro ha di fatto deciso unilateralmente di cambiare sei ministri, tra cui quello degli Esteri, Ernesto Araujo, e quello (molto importante) della Difesa. Quest’ultimo, il generale Fernando Azevedo e Silva, secondo le ricostruzioni dell’intera stampa brasiliana è stato destituito per aver impedito un’azione coordinata delle Forze armate sul Parlamento e la Corte suprema. In seguito a tale azione, in Brasile si sarebbe proceduto a dichiarare lo “stato di eccezione” e il presidente avrebbe ottenuto i pieni poteri.

Una sorta, insomma, di ‘auto-golpe’, che secondo ciò che afferma la stampa in Brasile sarebbe l’attuale volontà di Bolsonaro. Una sorta di azione mirata al suo stesso governo, che si ricostituirebbe con poteri pressoché assoluti nelle sue mani. L’ex ministro della Difesa avrebbe però tentato di limitare questo rischio nelle ultime settimane. Fino alla sua rimozione dal dicastero.

Le dimissioni dei generali e l’infausto precedente

Ora Fernando Azevedo e Silva ha lasciato il proprio posto a un altro generale, il neo ministro della Difesa Walter Sousa Braga Netto. Se però Bolsonaro credeva che questa mossa potesse aiutarlo a compiere i suoi intenti, qualcosa è evidentemente andato storto. Di comune accordo tra loro, infatti, i capi di stato maggiore delle Forze armate, Edson Pujol (esercito), Ilques Barbosa (marina) e Antonio Carlos Bermudes (aeronautica) hanno deciso di dimettersi in blocco. Dimostrando una distanza dei generali dal presidente che fino a pochi mesi fa appariva impensabile.

Resta il fatto che i comandanti delle tre Forze armate sono stati rimossi in contemporanea. Una situazione che in Brasile non si verificava dai tempi della dittatura militare. Ma Bolsonaro è nel mirino anche del Parlamento, dei governatori e dei sindaci per la sua gestione dell’emergenza Coronavirus. Il governo centrale ha infatti a lungo avuto un approccio negazionista e antiscientifico alla pandemia, con il risultato che le terapie intensive sono al collasso e i morti aumentano sempre più.

L’emergenza Covid in Brasile e cosa rischiano Bolsonaro e il Paese

Proprio Edson Pujol, ex capo dell’Esercito, era stato tra i più critici nei confronti di Bolsonaro. Aveva contestato in particolare la nomina del generale Eduardo Pazuello a ministro della Salute in piena emergenza sanitaria. Quest’ultimo, il quarto dall’inizio della pandemia, ha però aggravato i problemi del Brasile ed è stato sostituito dal cardiologo Marcelo Queiroga.

Ora il Brasile ha quindi un nuovo ministro della Salute, favorevole alle misure di isolamento e alla vaccinazione di massa. E anche per questo Bolsonaro freme. Pesantemente criticato per la sua gestione dell’emergenza Covid, continua a essere nell’occhio del ciclone con tanto di richieste di impeachment pendenti contro di lui alla Camera. In tutto questo l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva lo ha accusato di essere “responsabile del più grave genocidio della storia del Brasile” e i generali sono sempre più lontani. Creando due possibili rischi: o quello (più immediato) per la sua poltrona o quello (che qualcuno teme) per la tenuta democratica del Paese.

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