È caos in Bielorussia dopo le elezioni che hanno visto l’ennesimo plebiscito a favore di Aleksandr Lukashenko. L’ex militare ha mantenuto la presidenza del Paese, assunta nel 1994, con l’80% delle preferenze. Un risultato contestato però da migliaia di oppositori, che nella notte tra domenica e lunedì sono scesi per protestare nelle piazze della capitale Minsk e di almeno altre trenta città. A riferirlo il centro per i diritti umani Viasna.
Il Ministero dell’Interno bielorusso ha confermato che nei disordini della capitale è morto un manifestante. In tutto il paese sarebbero 50 i civili e 39 gli agenti di polizia feriti, oltre 3mila persone quelle fermate dalle forze dell’ordine.
Viasna ha denunciato a sua volta l’uso di gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma da parte della polizia bielorussa: “Sappiamo che due reparti di un ospedale militare sono pieni di feriti – ha detto un attivista all’agenzia russa Interfax –. Altri sono nell’ospedale d’emergenza e nell’ospedale numero 6 di Minsk“.
Svetlana Tikhanovskaya, avversaria principale del presidente rieletto, ha invitato le forze dell’ordine a fermare la “violenza contro il proprio popolo“. Le parole di Tikhanovskaya sono state riportate da canali Telegram vicini all’opposizione: “Voglio ricordare alla polizia e ai soldati che anche loro sono parte della popolazione – ha detto. Chiedo anche agli elettori di evitare ogni provocazione, di non fornire ragioni per l’uso della violenza contro i manifestanti”.
La stessa Tikhanovskaya ha dichiarato poi di non riconoscere il risultato preliminare delle elezioni annunciato dalla Commissione centrale elettorale. Anna Krasulina, addetta stampa della candidata sconfitta da Lukashenko, ha affermato all’agenzia Interfax: “I risultati delle elezioni annunciati non corrispondono alla realtà e sono completamente in contrasto con il buon senso”.
Dall’Unione Europea è arrivata una ferma condanna all’uso della forza: il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha scritto su Twitter: “La violenza contro i manifestanti non è la risposta. La libertà di parola, la libertà di riunione, i diritti umani fondamentali devono essere difesi”.
Ha condannato la repressione anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen : “I diritti fondamentali in Bielorussia devono essere rispettati – ha scritto su Twitter –. Mi appello le autorità bielorusse perché si assicurino che i voti delle elezioni di ieri siano contati e resi pubblici in maniera accurata”.
La Polonia, uno dei tre Paesi dell’Ue che confinano con la Bielorussia (gli altri sono Lettonia e Lituania), ha chiesto un vertice europeo straordinario sulla situazione: “Le autorità hanno usato la forza contro i loro cittadini che chiedevano un cambiamento nel Paese – ha affermato il premier Mateusz Morawiecki -. Dobbiamo sostenere il popolo bielorusso nella sua ricerca della libertà“.
Per Lukashenko quella del 2020 è la sesta vittoria alle elezioni presidenziali, dopo quelle di 1994, 2001, 2006, 2010 e 2015. La sua linea politica ed economica è stata spesso oggetto di critiche nel corso degli anni, soprattutto da parte dei Paesi occidentali. Con Russia e Cina, invece, i rapporti sono ottimali, tanto che dopo la vittoria alle elezioni di domenica, si sono congratulati con Lukashenko sia il presidente russo Vladimir Putin sia quello cinese Xi Jinping, come riportato da China Central Television.
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