Joe Biden presenterà un piano di riforma dell’immigrazione, che sarà un ripudio della politica anti-migranti di Donald Trump, nel suo primo giorno da presidente. Nella proposta di legge, che intende mandare già domani al Congresso subito dopo il suo insediamento, si prevede infatti un processo per la regolarizzazione. Con in più l’avvio di un percorso di otto anni verso la cittadinanza, di milioni di migranti senza documenti. Migranti che in questi anni sono stati alla mercé delle retate della United States Immigration and Customs Enforcement e delle deportazioni.
Il piano prevede infatti un permesso di residenza di cinque anni, al termine del quale chi avrà i requisiti potrà ottenere l’ambita green card. E tre anni dopo fare richiesta per la cittadinanza. I ‘dreamers’, cioè i migranti entrati negli Stati Uniti da bambini che con Barack Obama avevano ottenuto la protezione del Daca, confermato dalla Corte Suprema nonostante i tentativi di Trump di abrogarlo, potranno avere subito la green card.
Preoccupazione per la crisi migratoria in Guatemala: “Non mettetevi in viaggio, aiuti in arrivo”
Si stima che saranno 11 milioni i migranti che potranno accedere al programma che è riservato a chi si trova negli Stati Uniti almeno dallo scorso 1° gennaio. Una data fissata per evitare una corsa verso i confini degli Usa, che si sta comunque registrando nelle ultime ore con la carovana di migliaia di persone partite dall’Honduras e bloccata in Guatemala. “Gli aiuti stanno arrivando, ma ora non è il momento di mettersi in viaggio verso gli Usa”. Così un funzionario del Transition team di Biden ha risposto alle richieste della carovana di migranti che dall’Honduras sta cercando di arrivare al confine con gli Stati Uniti. “Dobbiamo inviare il messaggio che salute e speranza sono in arrivo, ma venire in questo momento non ha senso per la loro sicurezza”.
“La sua politica non sarà del Muro, non prenderà i soldi al Pentagono”, spiegano dal suo staff. Riferendosi al fatto che Trump ha sottratto al bilancio della Difesa i fondi negati dal Congresso per avere i 15 miliardi investiti nel rafforzamento o nella costruzione di nuovi tratti di barriera di separazione tra Usa e Messico. “Sarà un approccio molto diverso”, continuano. Affermando che si chiederà al dipartimento di Sicurezza Interna di usare tecnologie e altre infrastrutture per garantire la sicurezza sul confine. Inoltre, è prevista l’istituzione nei Paesi di provenienza dei centri per accogliere le domande per i rifugiati. E decidere così chi ha i requisiti per ottenere lo status.
Il piano di Biden come inizio di una riforma complessiva dell’immigrazione
Infine, la riforma di Biden ha tra i suoi pilastri anche il rafforzamento della politica tesa ad affrontare le cause della migrazione dai Paesi dell’America Centrale. “Non si può risolvere il problema dell’immigrazione a meno che non si affrontino le radici che lo provocano”, affermano dal team di Biden. Sottolineando come si lavorerà sulle motivazioni economiche, politiche e di sicurezza che spingono le persone a fuggire. Il piano di Biden viene salutato dei dem come il maggiore tentativo di riforma complessiva dell’immigrazione. Nel 2013 il Senato passò una proposta di legge poi bloccata dalla Camera controllata dai repubblicani. Ma Biden ora ha il controllo dell’intero Congresso e quindi appare intenzionato ad agire in fretta.