Un allarme in piena regola, che evoca spettri ormai lontani nel tempo. Ma che tornano attuali con gli attuali, delicati equilibri geopolitici. È l’allarme lanciato dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nel corso del suo intervento alla Conferenza di Sicurezza di Monaco. La Russia di Vladimir Putin “è una minaccia per le nostre democrazie“, ha dichiarato. Evocando addirittura il rischio del ritorno a una Guerra Fredda.
Biden e l’allarme costituito dalla Russia di Putin
“In troppi luoghi, compresi gli Stati Uniti e l’Europa, i progressi della democrazia sono sotto attacco. E noi dobbiamo difenderli“, sono state le severe parole di Biden. Un vero e proprio messaggio contro le autocrazie, evocate da molti in mesi di galoppanti crisi che il Coronavirus ha solo reso più evidenti. “La democrazia deve prevalere e dobbiamo dimostrare che le democrazie possono ancora adempiere alla loro funzione nel soddisfare i bisogni dei nostri popoli“, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti.
Quindi il più esplicito riferimento alla Russia. “Putin cerca di indebolire il progetto europeo e la Nato. Vuole minare l’unità e l’alleanza transatlantiche e la nostra risolutezza per intimidire più facilmente e usare la prepotenza contro i singoli Stati“, ha spiegato Biden. Da qui la menzione anche ai casi di Ucraina e Crimea.
Le problematiche legate a Cina e Iran
C’è spazio anche per un’altra considerazione, quella sulla Cina. Secondo Biden, nell’immediato futuro di Europa e Stati Uniti si staglia il rischio di una competizione senza esclusione di colpi con Pechino. Su un campo però, in questo caso, prettamente economico. “Occorre respingerne gli abusi, e sarà una competizione dura. Ma tutto il mondo deve giocare con le stesse regole“, la sua riflessione.
“Siamo in un momento cruciale nella lotta tra democrazia e autocrazia“, ha sottolineato Biden. Che riguardo alla Cina ha accusato la grande potenza dell’Est di infrangere le regole che costituiscono le fondamenta del sistema economico internazionale. Ultima osservazione sull’Iran e le sue “attività destabilizzanti“. Cui gli Stati Uniti, che restano “per il dialogo e la diplomazia“, potrebbero trovarsi nelle condizioni di “dover rispondere“.