Il dado sembra ormai tratto. La crisi della mancanza di benzina e in generale del carburante nel Regno Unito ha condotto alle conseguenze che già erano nell’aria. Il governo di Boris Johnson ha infatti deciso di far fronte all’assenza di oltre 70 mila autisti (causa Brexit) ricorrendo all’esercito. Saranno in minima parte rimpiazzati da 150 militari, che stanno imparando a pilotare le autocisterne. Ma il fenomeno del “panic buying” è in pieno corso, con vari studi che provano a spiegarlo. E anche a determinare come possa essere superato.
“Si tratta di una merce che si muove velocemente, ed è distribuita in quantità relativamente ridotta nelle pompe di benzina. In più il proprietario di un’auto non ha alternative. Sono due elementi che, se combinati, provocano il panic buying da parte del consumatore di fronte a ogni sospetto di scarsità“, ha spiegato il professor Manmohan Sodhi. Quest’ultimo si occupa di gestione delle catene d’approvvigionamento alla Bayes Business School.
Una lettura molto simile arriva da Cathrine Jansson-Boyd, professoressa associata in psicologia dei consumatori presso l’Anglia Ruskin University. “Molti nostri studi dimostrano che l’ansia durante la pandemia è stata elevata. Le persone non ne sono consapevoli, ma si autoalimentano. Tutti vedono gli altri rifornirsi compulsivamente di benzina e pensano sia la cosa giusta da fare. La stessa cosa successe per la carta igienica. Era un bisogno irrazionale, ma tutti sentivano l’esigenza di farlo“, ha spiegato alla CNBC.
Sempre la CNBC ha contattato Dominik Piehlmaier, docente di marketing presso la Business School dell’Università del Sussex. Il professore ha condotto alcuni esperimenti sul panic buying, che dimostrano come la percezione del problema provochi un effetto domino sul problema stesso. “Vedere gli scaffali vuoti ai supermercati – ha illustrato – aumenta i livelli d’ansia e di pericolo percepito. Perciò, in una situazione in cui sai che c’è poca benzina in giro, avviene lo stesso. Le persone avvertono quindi il bisogno di uscire e cercare una stazione di servizio che sta ancora servendo i clienti“.
Come uscire dunque da questo circolo vizioso? La risposta arriva ancora da Manmohan Sodhi. “Una soluzione, temporanea ma migliore, è quella di chiedere ai cittadini di risparmiare benzina per qualche giorno – è la sua lettura –. Sarebbero utili misure per ridurre gli spostamenti non essenziali, dando alle compagnie petrolifere il tempo per riorganizzarsi con le scorte. Stante il fatto che siamo di fronte a carenze di beni e manodopera dopo una ripartenza dell’economia successiva a una fase di stallo. E che si accompagna quindi a una domanda a lungo repressa. Tutte situazioni che richiedono tempo per essere superate“.
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