Non è vero che al concerto di Barcellona non ci sono stati contagi

È passato un mese esatto dal concerto dei Love of Lesbian che si è tenuto a Barcellona. Lo scorso 27 marzo 5mila persone, tutte dotate di una mascherina FFP2 e con alle spalle un test antigenico negativo svolto nelle ore precedenti, si erano assiepate senza distanziamento fisico. Ora, stando ai dati arrivati, si è stabilito che quel concerto di Barcellona non è stato veicolo di contagio.

Secondo i ricercatori spagnoli, infatti, lo spettacolo non è stato un evento di trasmissione del Covid. I partecipanti che hanno acconsentito alla successiva consultazione dei propri dati sanitari sono stati il 96% del totale. Di questi, solo sei sono risultati positivi nei 14 giorni successivi al concerto. Quattro di questi, poi, non si sono infettati al concerto. Il che darebbe una media (130 casi su 100 mila). Assolutamente inferiore a quella del Paese in quegli stessi giorni che ne segnava 260 su 100 mila.

Alcuni organi di stampa hanno inizialmente riportato notizie inesatte, ravvedendosi qualche ora più tardi.

Il concerto di Barcellona con test e mascherine

L’evento era diventato simbolico per la ripresa delle attività live in tutta Europa. In Italia aveva fatto molto discutere la possibilità che si potesse tornare se non alla normalità, almeno a una possibilità di riprendere alcuni eventi anche più grandi. Nel frattempo, nel nostro Paese sono stati approvate 1.000 persone per eventi all’aperto e 500 al chiuso. Con la possibilità di approvare, caso per caso, anche eventi di portata maggiore. Per quanto riguarda il concerto di Barcellona le persone hanno acconsentito a fare test la mattina prima dell’evento e solo in caso di negatività era possibile l’accesso al Palau Sain Jordi, con l’obbligo di indossare costantemente una mascherina FFP2.

Gli scienziati: “È stata un’attività sicura”

Stando a quanto riporta 20 Minutos, gli scienziati lo hanno spiegato in una conferenza stampa che si è tenuto proprio al Palau Sant Jordi. Una conferenza tenuta da Boris Revollo e Josep Maria Llibre, insieme al ministro della Cultura ad interim, Àngels Ponsa, il primo vicesindaco del Barcellona, ​​Jaume Collboni, e il capo del servizio Malattie infettive di Can Ruti, Bonaventura Clotet, in cui è stato spiegato, appunto, che il concerto è stata un’attività sicura. Ora, quindi, diventa forse più ipotizzabile il fatto che un evento come quello organizzato a Barcellona possa essere riproposto senza troppi problemi anche in altri Paesi. Quel che è certo è, al momento, si tratta dell’unico esperimento di tale portata svolto finora in tempi di piena pandemia.

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