Definire J.K. Rowling una figura controversa all’interno della comunità transgender sarebbe riduttivo. Nel corso degli ultimi anni, l’autrice di Harry Potter ha più volte abbracciato delle posizioni vicine a quelle del femminismo TERF (trans-exclusionary radical feminist), ostile nei confronti delle donne trans (MtF). Pur rifiutando questa etichetta, la scrittrice non è riuscita a smarcarsi da essa in modo convincente. Di fronte a questa situazione, è difficile stupirsi del fatto che molte donne transgender non siano per niente delle sue fan. Una di loro risponde al nome di Gretchen Felker-Martin ed è una scrittrice che ha fatto da poco il suo debutto con un romanzo dal titolo “Manhunt”. Nel libro c’è anche J.K. Rowling e non fa esattamente una bella fine…
“Manhunt” parla di un mondo in cui un virus rende cannibale chiunque abbia un certo livello di testosterone nell’organismo.
Le protagoniste, Beth e Fran, sono due donne transgender che devono sopravvivere in questo nuovo mondo ed evitare di fare la stessa fine degli uomini che uccidono in modi brutali. Tra le minacce che i protagonisti devono affrontare ci sono anche le TERF, gruppo di cui (in questo universo narrativo) J.K. Rowling fa esplicitamente parte. In un certo punto del libro, l’autrice di Harry Potter raggiunge un castello in Scozia assieme ad altre persone benestanti con la sua stessa visione del mondo e finisce per morire nel crollo dell’immenso edificio.
Inoltre, nel libro è presente anche la “Galbraith”, una nave da guerra usata dalle TERF che prende il nome dallo pseudonimo maschile di J.K. Rowling (Robert Galbraith).
Come si può immaginare, il libro di Gretchen Felker-Martin non è stato ben accolto da tutti. Alcuni lettori lo hanno bollato come “misogino” e pieno di violenza gratuita, dando vita a un’operazione di review bombing su siti come Amazon e Goodreads. Il tentativo di affossare il libro non è però andato a buon fine e al momento sulla piattaforma di e-commerce le recensioni positive superano di parecchio quelle negative. Su Goodreads i pareri dei lettori son un po’ più variegati.
Oltre a chi ha criticato l’autrice per partito preso, ci sono anche dei lettori progressisti che hanno giudicato fin troppo cinica e priva di speranza la realtà dipinta nel libro.
In effetti, quando si tende a insistere su scene violente e personaggi incapaci di redimersi si corre il rischio di cadere nel trope noto come “Darkness induced apathy” o “Too bleak, stopped caring”. In poche parole, se il lettore non vede altro che negatività nell’universo narrativo c’è il serio rischio che smetta di interessarsi alla sorte dei personaggi (soprattutto se poco simpatici o non intenzionati a cambiare).
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