L’FPÖ di Herbert Kickl è arrivato quasi al 30% dei voti, raddoppiando i consensi del 2019. La situazione
Il Partito della Libertà d’Austria (FPÖ), guidato da Herbert Kickl, ha ottenuto il 29,2% dei voti, superando il Partito Popolare Austriaco (ÖVP) del cancelliere uscente Karl Nehammer, fermo al 26,5%. Un risultato che per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale ha visto un partito di estrema destra vincere in Austria.
Questa vittoria è particolarmente significativa non solo per l’ascesa dell’estrema destra, ma anche per il fatto che l’FPÖ ha quasi raddoppiato i consensi rispetto alle elezioni del 2019, quando ottenne il 16%. I socialdemocratici (SPÖ), storicamente tra i partiti dominanti, si sono piazzati al terzo posto con il 21% dei voti, evidenziando la frammentazione del sistema politico austriaco.
Il successo del Partito della Libertà può essere spiegato da diversi fattori. In primo luogo, l’FPÖ ha saputo sfruttare le crescenti preoccupazioni economiche dei cittadini, in particolare l’inflazione elevata e le incertezze legate alla guerra in Ucraina. Inoltre, ha cavalcato il malcontento generato dalla pandemia di Covid-19, criticando duramente le restrizioni sanitarie adottate dal governo e presentandosi come l’alternativa “anti-sistema”.
Ma uno dei temi chiave della campagna elettorale è stato quello della migrazione. Nel suo programma elettorale, intitolato La fortezza Austria, il partito di Kickl propone politiche fortemente restrittive in materia di immigrazione, tra cui la “remigrazione degli stranieri non invitati” e la sospensione del diritto di asilo. Kickl ha insistito sulla necessità di una “Nazione più omogenea”, facendo leva sulle paure legate alla migrazione e al multiculturalismo. Non è un caso che molti osservatori abbiano paragonato l’FPÖ a movimenti simili in Europa, come il Rassemblement National in Francia o la Lega in Italia, che puntano anch’essi su un nazionalismo identitario e anti-immigrazione.
La retorica di Kickl non si è fermata qui. Il leader dell’FPÖ ha criticato l’Unione Europea e le sue élite, chiedendo la restituzione di alcuni poteri dall’UE all’Austria. Inoltre, l’FPÖ si è distinto per le sue posizioni filorusse, chiedendo la fine delle sanzioni contro la Russia e criticando il sostegno militare occidentale all’Ucraina. Questi elementi, combinati con la diffusa sfiducia verso i partiti tradizionali, hanno contribuito a rafforzare l’immagine dell’FPÖ come partito “anti-establishment”, capace di intercettare il malcontento popolare.
Mentre i sostenitori del Partito della Libertà celebrano il risultato, definito da Kickl come un “pezzo di storia che abbiamo scritto insieme oggi”, l’establishment politico tradizionale austriaco reagisce con preoccupazione. Il cancelliere uscente Karl Nehammer ha dichiarato di essere “amareggiato” per la sconfitta, ma ha ribadito la sua opposizione a qualsiasi forma di collaborazione con l’estrema destra, affermando che “con Herbert Kickl, che crede nelle teorie cospirative, non si può gestire uno Stato in modo sensato e responsabile”. Anche il leader dei socialdemocratici, Andreas Babler, ha escluso un’alleanza con l’FPÖ.
L’FPÖ, pur avendo ottenuto un risultato storico, potrebbe dunque incontrare difficoltà nel formare un governo. Senza un partner di coalizione, sarà quasi impossibile per Kickl ottenere la maggioranza parlamentare necessaria per governare. Un’alleanza con l’ÖVP, il partito di Nehammer, sarebbe teoricamente possibile, ma le distanze ideologiche tra i due partiti sembrano attualmente insormontabili.
Un altro scenario ipotizzato dagli analisti è la formazione di una grande coalizione tra l’ÖVP e i socialdemocratici, con l’eventuale supporto dei liberali di NEOS, che hanno ottenuto il 9% dei voti. Tuttavia, una simile coalizione potrebbe rivelarsi fragile e instabile, vista la distanza ideologica tra centrodestra e centrosinistra su molte questioni, soprattutto economiche e sociali. Inoltre, un’alleanza di questo tipo potrebbe rafforzare ulteriormente l’FPÖ, che restando all’opposizione potrebbe consolidare il suo ruolo come principale forza anti-sistema, preparandosi a ottenere una vittoria ancora più netta nelle future elezioni.
La vittoria dell’FPÖ solleva inevitabilmente interrogativi sul passato e sul futuro dell’Austria. Fondato nel 1956 da Anton Reinthaller, ex membro del partito nazista, l’FPÖ ha sempre mantenuto legami con l’estrema destra, sebbene nel corso degli anni abbia alternato fasi di moderazione a fasi di radicalizzazione. Oggi, con Herbert Kickl alla guida, il partito sembra aver abbracciato una linea decisamente più estremista, facendo eco a movimenti populisti e sovranisti in tutta Europa.
Il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, ex leader dei Verdi, ha già espresso la sua riluttanza a nominare Kickl come cancelliere, a causa delle sue posizioni euroscettiche e filorusse. Tuttavia, ignorare un risultato elettorale così netto potrebbe essere difficile. Come afferma Kickl, “i risultati di oggi non avrebbero potuto essere più chiari”, e l’FPÖ potrebbe cercare di negoziare con i partiti del centrodestra, magari rinunciando a ruoli chiave pur di entrare al governo.
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