Sono passati quasi tre mesi dal 6 gennaio 2021, ma le cicatrici del brutale assalto a Capitol Hill non si sono ancora rimarginate del tutto. Le ultime settimane, ricche di cambiamenti e di eventi, non sono bastate per cancellare, o anche solo attenuare, il ricordo di una delle pagine più nere nella storia recente della democrazia statunitense. Ieri, venerdì 2 aprile, la sede del Congresso è diventata di nuovo il bersaglio di un violento attacco, nel quale hanno perso la vita due persone.
Noah Green, un cittadino statunitense di 25 anni, si è volontariamente schiantato con la propria automobile contro una delle barriere poste a protezione dell’area, travolgendo due agenti della Us Capitol Police. È poi sceso dall’auto con un coltello tra le mani. I poliziotti presenti hanno aperto il fuoco per fermarlo, causandone la morte. Oltre a Green, anche William Evans, uno dei poliziotti travolti, ha perso la vita dopo essere stato ricoverato in ospedale. La Capitol Police ha reso noto su Twitter che l’altro agente coinvolto nell’attacco è in condizioni stabili e fuori pericolo.
Nelle ore successive all’attacco, Joe Biden si è detto “devastato” per quello che è successo e ha espresso le proprie condoglianze alla famiglia di William Evans. Il presidente degli Stati Uniti ha anche disposto che le bandiere della Casa Bianca siano esposte a mezz’aria. La stessa disposizione è stata data dalla speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, per il Campidoglio.
La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha condannato con forza l’attacco a Capitol Hill, definendolo “una violenza inspiegabile”. Ha poi espresso vicinanza alla famiglia di William Evans e a tutte le persone con cui l’agente aveva un legame stretto. “L’agente Evans, la sua famiglia e tutti coloro che lo conoscevano sono nei nostri cuori e nelle nostre preghiere”. “A causa di un’inspiegabile atto di violenta, un coraggioso agente della Capitol Police ha perso la vita mentre era in servizio. L’agente Evans ha compiuto un estremo sacrificio per proteggere la sede del Congresso. I nostri cuori sono con la sua famiglia e con tutte le persone che lo amavano”.
Cos’ha spinto Noah Green a compiere un gesto simile? Nelle ore successive all’assalto, è emerso che nelle ultime settimane il 25enne dell’Indiana aveva reso noto sui social media di aver perso il lavoro, di soffrire di problemi medici e di credere che il governo federale volesse controllargli la mente. Nei suoi post, come riferito dalla Cnn, Green aveva più volte espresso i propri timori nei confronti dell’Fbi e della Cia. L’emittente ha anche reso noto che nelle ore precedenti all’attacco l’uomo aveva postato diverse storie su Instagram contenenti link a dei video di Louis Farrakhan, il leader del movimento “Nation of Islam”, un gruppo che si autodefinisce setta islamica militante. Nella didascalia di uno dei filmati il governo degli Stati Uniti viene definito come “il nemico numero uno delle persone nere”. Anche sulla base di queste e altre dichiarazioni, gli inquirenti stanno valutando la possibilità che Green soffrisse di problemi mentali.
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