Nessuna prova indica un legame tra il vaccino di AstraZeneca e gli episodi di trombosi nei pazienti a cui è stato somministrato. Lo sostengono sia l’ente per il farmaco britannico (Mhra) sia l’Università di Oxford. È questa la ragione per cu l’Agenzia regolatrice ha invitato a non sospendere le vaccinazioni. “I pazienti dovrebbero farsi somministrare il vaccino quando sarà il loro turno. Stiamo vagliando i rapporti ma data la grande quantità di dosi effettuate e la frequenza con cui queste embolie possono verificarsi naturalmente, le prove disponibili non indicano che il vaccino possa esserne la causa”, spiega Phil Bryan, il responsabile della sicurezza dell’Mhra. I dati attualmente a disposizione indicano che nel Regno Unito non sono stati registrati aumenti dei casi di embolia.
Le rassicurazioni dell’Università di Oxford
Proprio come la Mhra, anche l’Agenzia Europea per i medicinali (Ema) e l’Oms hanno ribadito come non vi siano indicazioni che i vari eventi avversi registrati finora in Europa (circa una trentina, su cinque milioni di dosi) siano legati al vaccino. L’Università di Oxford ha sottolineato che dalle analisi non emerge una correlazione tra la somministrazione del vaccino di AstraZeneca e il verificarsi di eventi tromboembolici. “Ci sono prove molto rassicuranti del fatto che non ci sia un aumento di casi di trombi sanguigni nel Regno Unito, dove finora è stata somministrata la maggior parte delle dosi”. L’ha affermato il professor Andrew Pollard, direttore dell’gruppo dell’Università di Oxford che ha sviluppato il vaccino anti-Covid di AstraZeneca.
Lo studio svolto in Finlandia sul vaccino di AstraZeneca
“La sicurezza, chiaramente, è di fondamentale importanza”, ha aggiunto Pollard. Il professore ha poi spiegato che anche la Finlandia ha svolto uno studio scrupoloso sul vaccino di AstraZeneca. Dai risultati ottenuti non è emerso un rischio accresciuto di eventi tromboembolici per chi ha ricevuto una dose del siero.