Per la terza volta in pochi mesi, ieri Donald Trump si è presentato in tribunale per ascoltare le accuse a suo carico e, per la terza volta, si è dichiarato “non colpevole” al termine di un’udienza durata appena 27 minuti.
Dopo le incriminazioni per il pagamento all’attrice di film porno Stormy Daniels e le carte segrete di Mar-a-Lago, l’ex presidente Usa deve rispondere anche dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 con cui, secondo i magistrati, avrebbe tentato di sovvertire il risultato elettorale delle presidenziali 2020 bloccando il “pacifico trasferimento di potere”.
“Oggi è un giorno triste per l’America. Contro di me è in atto una persecuzione, una persecuzione condotta da un avversario politico contro qualcuno che è avanti nei sondaggi. Non possiamo permettere che questo accada”, ha commentato il tycoon alludendo all’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden, anche lui in cerca di un secondo mandato.
Nell’aula del tribunale a pochi passi dall’imputato eccellente sedeva il suo grande accusatore, il procuratore speciale Jack Smith che dopo l’incriminazione per i documenti riservati trafugati a Mar-a-Lago lo ha citato in giudizio per l’assalto a Capitol Hill, avvenuta proprio a pochi metri dalla corte federale, dove Trump è arrivato a bordo del suo aereo privato e da dove è ripartito subito dopo l’udienza preliminare.
Quattro i capi di accusa pronunciati in aula dal magistrato Moxila Upadhyaya: associazione a delinquere per frodare gli Stati Uniti, associazione a delinquere per ostacolare la certificazione del risultato elettorale, ostacolo e tentativo di ostacolare la certificazione del risultato elettorale, associazione a delinquere contro il diritto di voto dei cittadini statunitensi.
Il magistrato ha fissato la prossima udienza per il 28 agosto, appena tre giorni dopo quella per il caso delle carte segrete a Mar-a-Lago. Un’agenda fitta insomma. Senza contare che l’ex presidente rischia una quarta incriminazione per le interferenze sul voto in Georgia. “Mi serve un’altra incriminazione per vincere”, ha detto alla base conservatrice sulla sua piattaforma social Truth.
Per ora i sondaggi danno ragione a Trump. I guai giudiziari del tycoon non sembrano aver scalfito la sua corsa verso la Casa Bianca. Secondo l’ultima rilevazione della Cnn, l’elettorato repubblicano è ancora dalla parte dell’ex presidente. Ben il 69% degli elettori del Grand old party ritiene che la vittoria di Joe Biden sia stata illegittima, un dato in aumento rispetto al 63% dell’inizio dell’anno. Di questi il 39% ritiene ci siano prove concrete a sostegno della manipolazione del voto.
Pochi giorni fa Donald Trump lo ha apostrofato come “folle” dopo aver incassato dal super procuratore la seconda incriminazione nel giro di due mesi. Prima delle accuse per l’assalto al Congresso, nel giugno scorso Jack smith aveva incriminato il tycoon per le carte segrete trafugate nella villa di Mar-Lago, diventando il primo procuratore federale ad incriminare penalmente un ex presidente degli Stati Uniti.
Laureato alla Harvard Law School, avvocato con una lunga esperienza nel dipartimento Giustizia, Smith è stato nominato a novembre consigliere speciale dal dipartimento di Giustizia per fare luce sull’insurrezione del 6 gennaio. In quell’occasione l’Attorney General Merrick Garland lo aveva definito “la scelta giusta” per seguire le indagini “con urgenza e imparzialità”.
Il 54enne è famoso per essere stato il terrore dei burocrati di Washington, l’uomo che ha seguito i casi di corruzione dei politici Usa. Negli States viene considerato “un mastino molto aggressivo” e un ”cacciatore di corrotti” intransigente ma anche un magistrato “imparziale” estraneo alle influenze della politica.
Da giovane inquirente, nel 2008 Smith ha ricoperto anche l’incarico di procuratore presso la Corte penale internazionale dell’Aja per i crimini di guerra.
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