La nostra salute sta correndo il forte rischio di finire nelle mani… di Amazon.
Se da una parte, questo potrebbe offrire, a detta dell’azienda, dei vantaggi in termini di taglio dei costi e della burocrazia, dall’altro sta lentamente alimentando una sorta di preoccupazione per il potere crescente dell’azienda di Jeff Bezos.
Come spiega il Financial Times, Amazon ha già stretto alcuni accordi importanti in campo sanitario. Ad esempio con lo Houston Methodist Hospital (una catena di otto ospedali), dove offre alcuni servizi volti a semplificare la vita di dottori e pazienti negli ospedali. Le sedute e le visite potranno essere ascoltate e registrate dai dispositivi amazon (previo consenso del paziente). La registrazione verrà poi aggiunta alla cartella clinica del paziente e il contenuto spedito per mail. Ai medici viene inoltre messa a disposizione un’assistente vocale (tipo Alexa). Ad esempio, un chirurgo potrà appoggiarsi ai comandi vocali e semplicemente dettare le diverse fasi di un’operazione appena compiuta. Sarà poi compito dell’assistente vocale trascrivere in automatico le parole del chirurgo. Una tecnologia che, come sostiene Amazon, renderà più leggero il lavoro dei medici.
Ma qual è il risvolto della medaglia?
Non è certo un caso che Amazon stia investendo sulla salute. Dopotutto, è un mercato che vale oltre 300 miliardi di dollari, ed è in costante ascesa. Soltanto negli Stati Uniti il costo per la sanità nel 2021 vale 4mila miliardi (il 18% del Pil). Nel 2025 saranno 5mila miliardi.
Il colosso dell’e-commerce ha già cominciato ad allargarsi sul mercato sanitario, aprendo Amazon Pharmacy. Sul portale i clienti possono acquistare farmaci e medicinali vendibili dietro prescrizione medica oltre a quelli da banco. Inoltre, per gli abbonati Prime che non posseggano l’assicurazione sanitaria, sono previsti sconti fino all’80% sui medicinali generici.
Vista la situazione sanitaria negli Usa, un problema che si insegue da decenni, è facile capire come al cittadino medio convenga abbonarsi a Prime piuttosto che pagarsi l’assicurazione sanitaria.
A marzo, sempre Bezos ha annunciato che sarà disponibile per le aziende americane il servizio di telemedicina Amazon Care. Grazie a questo servizio sarà possibile effettuare chiamate video a ogni ora del giorno, con dottori e infermiere. A luglio è stato invece lanciato Amazon DX, attraverso cui l’utente riceve il kit per tamponi Covid a casa, venduto a 3 dollari in meno rispetto ai prezzi di mercato.
La domanda, dunque, sorge spontanea: Amazon sta tendendo una mano ai cittadini, o c’è il rischio che li stia abbracciando in una specie di morsa monopolistica?
Esiste un termine legale, detto “abuso di posizione dominante” con il quale le legislazioni antitrust mondiali condannano l’eccesso di concentrazione di potere nelle mani di un numero ristretto di operatori di un mercato (oligopolio) o di uno soltanto (monopolio).
Come è risultato anche dalla pandemia, mentre le economie di tutto il mondo collassavano, Jeff Bezos ha moltiplicato gli utili. Nel terzo trimestre del 2020, Amazon ha registrato il triplo dell’utile netto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 6,3 miliardi di dollari.
Tra gennaio e ottobre, Amazon ha aggiunto 427.300 lavoratori al suo organico globale, raggiungendo 1,2 milioni di assunti, senza contare le centinaia di migliaia di autisti che non sono dipendenti della società. Numeri mai visti nella storia per un’azienda statunitense, secondo il New York Times paragonabili forse alle assunzioni di massa durante la Seconda guerra mondiale.
Una cosa è certa, Amazon ha cambiato il mondo. Ma sta cambiando anche il nostro modo di pensare. Secondo un white paper pubblicato da FIND, il colosso e-commerce influirebbe nelle scelte d’acquisto anche quando queste avvengono su altri siti o negozi fisici.
Amazon è diventato un punto di riferimento per milioni di persone. Resta da capire se la sua entrata nel mondo della sanità rappresenterà un fattore positivo o qualcosa di cui, nel futuro, dovremo tornare a discutere.
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