Da oggi Alba Dorata, movimento di estrema destra nato e operativo in Grecia, è considerata a tutti gli effetti un’organizzazione criminale. A stabilirlo un tribunale di Atene, che nella sua sentenza ha osservato come il movimento di ispirazione neofascista si nascondesse sotto l’egida di un partito ma operava con brutalità e violenza alla stregua di un’associazione a delinquere. Il processo è durato oltre cinque anni. Il pool di magistrati coordinati dalla giudice Maria Lepenioti ha condannato sette dei leader di Alba Dorata, più altre persone con ruoli meno importanti ma comunque interne al movimento.
In migliaia hanno festeggiato la sentenza per le strade di Atene, al grido di “i nazisti devono stare in galera”. L’attivista Petros Constantinou ha dichiarato: “È una bellissima giornata per il movimento antifascista, in tutto il mondo. La sentenza è un messaggio importante nei confronti dell’estrema destra in Europa. La condanna di oggi è vitale per la fine della minaccia fascista. Le prove contro di loro erano tantissime”.
L’ex primo ministro Alexis Tsipras, presente alla manifestazione antifascista, si è detto anch’egli entusiasta per la sentenza, invitando i cittadini a partecipare alla celebrazione: “Alba Dorata per anni ha avvelenato la società greca, perpetrando numerosi delitti – ha scritto sui proprin canali social -. Non sono innocenti. Lo sappiamo tutti. Mercoledì lo urleremo anche noi. Lo dobbiamo alla storia di questo Paese, alla democrazia, ai nostri figli”.
Gli estremisti erano accusati di compiere reati contro immigrati, sindacalisti, attivisti di sinistra, antifascisti, membri della comunità Lgbt. I giudici hanno iniziato a muoversi nel 2013, dopo l’accoltellamento di Pavlos Fyssas, artista hip hop antifascista. Un omicidio commesso (come confermato dalla sua stessa confessione) da Giorgios Roupakios, membro di lungo corso del partito.
I giudici della corte d’appello si sono concentrati anche su altri casi, come l’attentato ad Abouzid Embarak e ad altri tre pescatori egiziani nel 2012 e l’omicidio di un operaio ortofrutticolo pakistano, Ssazad Lukman, nel 2013. I giudici, oltre a questi casi, hanno esaminato anche le testimonianze di altre vittime di violenza e di cinque fuoriusciti dal partito, ora parte di un programma di protezione testimoni, sottolineando nella sentenza che le violenze erano aumentate proprio dal 2012, anno in cui Alba Dorata ottenne per la prima volta dei seggi in Parlamento. Un risultato ottenuto grazie al sentimento comune antigovernativo ed antieuropeo, seguito alla grave crisi economica post-2008.
I condannati, tra i quali il leader principale Nikolaos Michaliolakos e alcuni ex membri del Parlamento, hanno fronteggiato accuse gravissime come omicidio, possesso di armi e concorso in associazione a delinquere mascherata da gruppo politico. I leader di Alba Dorata hanno ricevuto condanne fino a 15 anni di prigione. Per alcuni di loro è prevista un’ulteriore sentenza di condanna, a seconda di possibili altri reati di cui possono essere riconosciuti colpevoli da indagini successive.
La difesa di Alba Dorata si è basata sulla negazione in toto delle accuse: il movimento si ritiene infatti vittima di persecuzione politica. Michaloliakos, 62 anni, negazionista dell’Olocausto, ammiratore di Adolf Hitler e fautore del neofascismo dalla dittatura militare in Grecia (1967-1974) insiste nel definire Alba Dorata un partito politico patriottico e ultra-nazionalista, rinnegando l’appartenenza al movimento dei fautori di attacchi violenti contro gli oppositori. Né lui né altri personaggi di spicco, però, erano presenti al momento della sentenza. Le autorità locali hanno anzi specificato che solo 11 dei 68 condannati erano fisicamente in aula.
Alba Dorata ha ottenuto un massimo di 21 membri in Parlamento, risultando nel 2012 la terza forza politica nell’assise ellenica. Il sostegno da parte degli elettori è però mancato nelle elezioni di luglio 2019: il partito di estrema destra non ha infatti superato la soglia di sbarramento ed è uscito dal Parlamento.
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