Nonostante il ritiro avviato dall’Afghanistan, le truppe Usa stanno tornando a Kabul. Non si tratta, tuttavia, di una missione militare. Il compito dei soldati, infatti, sarà quello di aiutare l’evacuazione del personale diplomatico delle ambasciate. Lo stesso sta facendo la Gran Bretagna, che avrebbe inviato circa 600 soldati.
I talebani risultano ancora accampati a una cinquantina di chilometri dalla capitale afghana, probabilmente in attesa del completamento delle evacuazioni dalle ambasciate. Tuttavia la loro avanzata sembra ormai inarrestabile, e controllano ampie fasce del Paese.
La crisi degli ostaggi con l’Iran
Gli Stati Uniti vorrebbero evitare uno scenario simile alla “crisi degli ostaggi” con l’Iran. Nel 1979, dopo la rivoluzione che portò al potere Khomeyni, un gruppo di studenti iraniani attaccò l’ambasciata Usa a Teheran. I diplomatici rimasero per più di un anno prigionieri nell’ambasciata, subendo anche torture psicologiche.
Dopo il tentativo fallito di liberazione attraverso una missione dei corpi speciali, gli Usa riuscirono a liberare i 52 ostaggi solo il 20 gennaio del 1981, grazie probabilmente alla guerra scoppiata nel mentre tra Iran e Iraq che spinse il governo di Teheran alla trattativa per evitare sanzioni estremamente dannose durante un periodo di guerra.
La situazione in Afghanistan
Nei giorni scorsi, è caduta Kandahar, la seconda città dell’Afghanistan. Questo centro ha un valore simbolico particolare per i fondamentalisti, perché qui, al Santuario del Mantello, il mullah Omar, il leader spirituale dei talebani, si proclamò Emiro dei credenti indossando la cappa che la tradizione vuole sia appartenuta al profeta Maometto.
È caduta di Herat, la terza più grande città del Paese, ha rappresentato un duro colpo al governo del presidente Ashraf Ghani e per la stabilità dell’Afghanistan. Il 13 agosto, un funzionario locale, citato dall’agenzia di stampa Reuters, ha affermato che le forze governative si sono ritirate dall’aeroporto di Herat, a 15 km dalla città, e dal quartier generale del comandante dell’Army Corps, le ultime zone strategiche rimaste sotto il loro controllo.
I pericoli per i civili in Afghanistan
“Le famiglie se ne sono andate o si nascondono nelle loro case”, ha dichiarato un residente, che ha descritto Herat come una “città fantasma”. Il capo delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito che la situazione sta andando fuori controllo con conseguenze devastanti per i civili. Finora più di 250mila persone sono state costrette a lasciare le loro case e molti di loro si sono concentrate a Kabul, nei parchi o in alloggi di fortuna. L’Europa teme nei prossimi messi un notevole flusso di profughi ai suoi confini, come avvenne tra il 2012 e il 2013 durante la guerra civile in Siria.
La strategia dei talebani e gli errori degli Usa
Rispetto al passato nella loro campagna militare contro il governo afghano, i talebani hanno cambiato strategia e sono passati dal prendere di mira le aree rurali del Paese ad attaccare le città provinciali. Una mossa che in poco tempo li ha portati a controllare aree strategiche. Con il governo centrale sempre più indebolito, i signori della guerra locali potrebbero allinearsi nuovamente ai talebani.
Sicuramente gli Stati Uniti, dopo l’invasione del Paese nel 2001, rimpiangono numerose scelte. L’invasione in Iraq ha distolto impegno e forze. Si è troppe volte ceduto ad eccessivo ottimismo all’idea che il governo afghano fosse in grado di gestire il Paese. Nonostante un grande investimento in termini di risorse e vite umane, venti anni dopo, la situazione rischia di tornare al punto di partenza.