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MONDO

Afghanistan, la terra trema ancora. Oltre 2mila morti. I terremoti più violenti degli ultimi anni

Questa mattina la terra è tornata a tremate in Afghanistan, dopo il sisma di magnitudo 6.3 che sabato scorso ha colpito la provincia occidentale di Herat. Il bilancio è ancora incerto. Secondo il ministero della Salute del regime talebano, i morti sarebbero almeno 2.500 morti e i feriti oltre 9mila. Una ventina di villaggi sono stati rasi al suolo. La nuova scossa di magnitudo 6.4 ha colpito nella stessa area ferendo un centinaio di persone.

Di certo c’è il bilancio delle vittime che sembra destinato a salire “drammaticamente”, spiega to Necephor Mghendi, della Federazione internazionale ella Croce rossa (Ifrc).

Il peggior terremoto dell’ultimo quarto di secolo

Il terremoto di sabato è il più devastante tra quelli che hanno colpito il Paese asiatico nell’ultimo quarto di secolo. L’epicentro del sisma è stato il distretto rurale di Zinda Jan, a circa 40 chilometri dalla città di Herat. Lì, secondo le Nazioni Unite, neanche una casa degli 11 villaggi è stata risparmiata. L’Oms ha stimato in 11mila il numero delle persone, in tutto quasi 1.700 famiglie, colpite dal terremoto e dal successivo sciame sismico (otto scosse di assestamento tra 4.1 e 6.3 di magnitudo).

Nella città di Herat la popolazione ha trascorso le ultime notti all’addiaccio, nei parchi pubblici e nelle strade, nel timore che la terra tornasse a tremare. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, due terzi delle vittime sono donne e bambini.

La lenta macchina dei soccorsi

I soccorritori continuano a scavare fra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, anche se le speranze di trovarne si affievoliscono con il passare delle ore. Senza contare che il lavoro delle squadre è fortemente ostacolato dalla mancanza di mezzi, risorse e infrastrutture adeguate in zone remote che è complicato raggiungere. “I soccorritori usano utensili comuni per tirare fuori le persone dalle macerie. Non abbiamo mezzi sofisticati e questo rallenta le operazioni”, spiegano ancora dall’Ifrc.

L’ospedale provinciale di Herat d’altra parte fatica ad affrontare l’emergenza. E per far fronte all’afflusso continuo di feriti, il team di Medici senza frontiere ha allestito dieci tende per il triage e il ricovero dei pazienti.

Foto | EPA/SAMIULLAH POPAL – Newsby.it

La crisi umanitaria al tempo dei talebani

Il disastro non fa che esacerbare la condizione già disperata di un Paese, da oltre due anni sotto il controllo dei talebani, alle prese con una drammatica crisi economica e umanitaria, complice il ritiro di gran parte degli aiuti internazionali. Secondo le Nazioni Unite, il 97% della popolazione (oltre 40 milioni di persone) vive sotto la soglia della povertà. Il 70% ha bisogno di assistenza umanitaria, inclusi 16 milioni di bambini senza cibo o cure mediche.

Gli aiuti internazionali col contagocce

Gli aiuti per ora arrivano con il contagocce. C’è bisogno soprattutto di tende, medicinali, acqua potabile e servizi igienici. Per questo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è appellato alla comunità internazionale affinché “unisca gli sforzi per aiutare la popolazione” mentre si avvicina l’inverno.

Al momento sono giunti perlopiù attestati di solidarietà e promesse di aiuti. L’Unione europea ha annunciato lo stanziamento immediato di 3,5 milioni di euro, mentre le Nazioni Unite hanno approvato 5 milioni di dollari dal Fondo umanitario per l’Afghanistan. I Paesi della regione – Iran, Pakistan, Turchia e Cina – si sono impegnati a inviare aiuti alimentari, coperte, farmaci e tende oltreché assistenza finanziaria

Migliaia di morti negli ultimi 25 anni

Solo pochi mesi fa, nel maggio scorso, un altro sisma aveva colpito la provincia settentrionale di Badakhshan, non lontano dalla frontiera con il Pakistan. La scossa, di magnitudo 6.5, ha fatto 13 vittime. Il Paese asiatico è purtroppo avvezzo alla terra che trema. Solo negli ultimi 25 anni si contano migliaia di morti a causa dei terremoti.

Nel settembre del 2022 a essere colpita era stata la città di Jalalabad nella provincia di Kunar. Il sisma di magnitudo 5.3 ha fatto otto vittime. Solo pochi mesi prima, in maggio, un altro terremoto di magnitudo 6.1 nella provincia orientale di Paktika aveva ucciso oltre mille persone e raso al suolo migliaia di case. Tra le zone più soggette a terremoti del Paese, la regione dell’Hindu Kush ha tremato diverse volte negli ultimi 30 anni: solo nel 2002 un sisma di magnitudo 6.7 ha ucciso 1.100 persone.

Ma per trovare eventi devastanti e mortali come quello che sabato scorso ha colpito il Paese occorre tornare indietro di 25 anni. Nel febbraio del 1998 un sisma di magnitudo 6.6 nella provincia nordoccidentale di Takhar ha ucciso 4.700 persone. Pochi mesi dopo la terra ha tremato ancora provocando 2.300 morti.

Federica Giovannetti

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