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MONDO

Afghanistan, giornalisti in fuga da Kabul: qual è la situazione

Da quando la bandiera dei talebani sventola su Kabul, la libertà di stampa è seriamente in pericolo e i giornalisti temono ripercussioni. A testimoniare il dramma vissuto negli ultimi giorni da decine e decine di giornalisti è la toccante intervista rilasciata da una reporter afghana alla BBC. In lacrime, mentre fugge dall’Afghanistan, Wahida Faizi racconta: “Amo il mio paese, ma non posso restare qui“. “Sanno chi sono e cosa faccio. Mi uccideranno“, ha detto la giornalista a Lyse Doucet della BBC e giura che non tornerà mai più in Afghanistan. “Dopo questo, non è il mio paese“, continua Wahida Faizi con il viso rigato di lacrime, mentre si incammina verso l’aereo che la porterà lontano da Kabul. Ma quale sorte attende i suoi colleghi afghani ancora a Kabul? Potranno continuare a raccontare quanto sta accadendo senza essere censurati o peggio puniti?

I talebani impongono nuove regole ai giornalisti

All’indomani della caduta di Kabul nella mani dei talebani, i nuovi governatori hanno espresso pubblicamente il loro impegno a proteggere i giornalisti e a garantire la libertà di stampa. Ma la realtà in Afghanistan è completamente diversa, come conferma Reporters sans frontières (RSF). Le nuove autorità stanno già imponendo regole molto severe ai mezzi di informazione, anche se non ancora ufficiali. L’elenco dei vincoli per i giornalisti si allunga di giorno in giorno. A meno di una settimana dall’impegno di rispettare la libertà di stampa, i talebani stanno sottoponendo i giornalisti a vessazioni, minacce e talvolta violenze. “Ufficialmente, le nuove autorità afghane non hanno emanato alcun regolamento, ma i media e i giornalisti vengono trattati in modo arbitrario“, ha affermato il direttore di RSF Christophe Deloire. “I talebani stanno già perdendo le maschere? Chiediamo loro di garantire condizioni per un giornalismo degno di questo nome“, prosegue Deloire.

Emittente radio e tv costrette a chiudere nelle province

Molte emittenti sono state costrette a sospendere parte della loro programmazione perché i nuovi padroni di Kabul hanno ordinato loro di rispettare la Sharia. Questo significa innanzitutto niente donne e niente musica, come racconta a RSF il direttore di una radio privata a nord di Kabul. “Poi hanno iniziato a guidarci sulle notizie che potevamo o non potevamo trasmettere“, ha proseguito il direttore, che ha finito per chiudere la sua radio e nascondersi in fretta e furia. La pressione è ancora più elevata nelle province, dove circa cento media locali hanno sospeso le operazioni da quando i talebani hanno preso il controllo. Tutti gli uffici locali di Tolo News TV hanno chiuso i battenti e molti giornalisti sono stati costretti a smettere di lavorare.

Che cosa accadrà alla stampa libera

Attualmente non ci sono regole chiare ed è ancora difficile prevedere cosa accadrà in futuro. Certo è che i giornalisti non si sentono al sicuro. Lo testimoniano le parole della reporter afghana Wahida Faizi, la chiusura repentina di emittenti televisive e stazioni radio, la fuga di decine e decine di giornalisti, in particolar modo donne. Tra loro c’è anche Clarissa Ward, reporter della CNN, costretta a lasciare Kabul, dopo giorni di tensione. Soltanto una settimana fa, la sua foto con il velo aveva fatto il giro del mondo  e i collage con gli scatti del prima e del dopo talebani avevano colpito l’opinione pubblica. Ma per i giornalisti locali la situazione è ancora più complessa. “Stiamo beneficiando del fatto che i talebani cercano ancora un po’ di legittimazione e l’arrivo delle grandi televisioni internazionali in questi giorni ci protegge. I veri problemi inizieranno quando saremo di nuovo soli“, dichiara un altro giornalista afghano a RSF.

Tolo News, il simbolo della stampa che resiste

Nei decenni successivi alla caduta dei talebani, l’Afghanistan ha costruito un’ampia scena mediatica e le giornaliste hanno assunto un ruolo di grande visibilità. Sull’onda di questa ritrovata libertà di stampa ed espressione, è nata Tolo News, il principale servizio di notizie 24 ore su 24, un canale di informazione indipendente, molto popolare in Afghanistan, ma apprezzato anche a livello internazionale.

Poche ore dopo il loro ingresso trionfante in città, i talebani hanno raggiunto la sede dell’emittente televisiva. Il giorno stesso, hanno sequestrato le armi alle guardie di sicurezza e rassicurato i giornalisti che avrebbero potuto continuare a svolgere il loro lavoro. Attualmente, Tolo News continua a lavorare come ha sempre fatto, lasciando protagoniste le sue giornaliste, senza nasconderle né obbligarle a indossare il burqa, che continuano a girare per la città e a intervistare i talebani. Eppure, nonostante le rassicurazioni a pioggia da parte dei nuovi governanti, molti temono che sarà solo questione di tempo prima che la stampa libera venga messa a tacere.

Linda Pedraglio

Sono nata e cresciuta in un piccolo paese vicino al lago di Como, ma, fra studio e lavoro, ho avuto modo di vivere città diverse: l’Erasmus a Helsinki, gli anni dell’università a Milano, il corso di giornalismo a Firenze. Sogno una piccola casa sul lago, piena di libri, che sono il mio affaccio sul mondo, e un foglio bianco per raccontare quello che osservo. Il mio romanzo del cuore è Anna Karenina. Mi occupo principalmente di libri, arte e cultura.

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