Il blocco temporaneo della legge sull’aborto in Texas è durato poco più di un giorno. Ieri, venerdì 8 ottobre, la corte d’appello federale ha permesso al Texas di riprendere temporaneamente a vietare la maggior parte degli aborti. Questo ad un giorno da quando le cliniche di tutto lo Stato hanno iniziato a riaprire le porte alle pazienti per la prima volta dall’inizio di settembre.
I medici si aspettavano che la quinta corte d’appello americana agisse rapidamente, anche se nel mentre prendevano nuovi appuntamenti e “sfruttavano” la breve tregua alle legge, conosciuta come Senate Bill 8, che vieta gli aborti una volta rilevata l’attività cardiaca, quindi intorno alle sei settimane.
Mercoledì Robert Pitman, giudice distrettuale degli USA, nominato da Barack Obama, ha emesso l’ordine di sospensione della legge in Texas. Pitman l’ha definita una “privazione offensiva” del diritto costituzionale all’aborto. La sua risposta, inoltre, è arrivata a seguito di una causa intentata dall’amministrazione Biden, che ha avvertito che altri Stati controllati dal GOP potrebbero adottare in futuro misure simili. “Dal momento in cui la SB8 è entrata in vigore, alle donne è illegalmente impedito di esercitare il controllo sulla loro vita in modi che sono protetti dalla costituzione” ha scritto il giudice distrettuale.
Ma la corte d’appello di New Orleans ha rapidamente concesso la richiesta del Texas di mettere da parte l’ordine del giudice Pitman. Il caso, quindi, dovrà essere riesaminato. Lo Stato, prima che la legge entrasse in vigore lo scorso 1 settembre, aveva quasi una trentina di cliniche per l’aborto. La nuova legge, tra l’altro, minaccia non solo le donne, ma anche i medici. Infatti, lo Stato permette ai privati cittadini di segnalare chi non rispetta le regole, ottenendo una ricompensa di 10mila dollari.
L’ordine del giudice Pitman è stato il primo colpo legale alla SB8. Secondo Planned Parenthood in Texas il numero di pazienti che vogliono abortine, a due settimana dall’entrata in vigore della legge, è diminuito dell’80%. Inoltre, mentre le cliniche texane rischiano di chiudere, gli Stati vicini devono confrontarsi con l’ondata di pazienti che sono costretti a spostarsi, viaggiando anche per centinaia di chilometri, per portare a termine la gravidanza.
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