Alcuni studiosi hanno rilevato un cambiamento nella dieta degli uccelli di Chernobyl, e la causa sarebbero le radiazioni. Ecco per quale motivo
Alcuni scienziati hanno fatto nuove scoperte sensazionali a Chernobyl. Secondo uno studio, infatti, si notano notevoli differenze nelle diete e nei microbiomi intestinali degli uccelli canterini che abitano le aree contaminate dalle radiazioni nella zona di esclusione di Chornobyl, in Ucraina. Questo studio, presentato alla conferenza annuale della Society for Experimental Biology a Praga (che terminerà domani, 5 luglio), rappresenta anche il primo approfondimento sul comportamento riproduttivo e lo sviluppo giovanile degli uccelli che crescono in ambienti influenzati dalle radiazioni. Ma quali sono le spiegazioni del fenomeno? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.
Nel 1986, l’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl ha dato vita alla cosiddetta “zona di alienazione”, estesa su un raggio di 30 chilometri, dove ogni attività civile o commerciale è severamente vietata. Contrariamente alle previsioni dell’epoca, che prevedevano secoli di contaminazione radioattiva e il totale annientamento della vita, questa vasta area interdetta tra Ucraina e Bielorussia si è trasformata, nel corso di 33 anni, in un santuario per diverse specie animali. La zona ospita cani, gatti, volpi, orsi bruni, bisonti, lupi, linci, cavalli, pesci e oltre 200 specie di uccelli, tutti adattatisi geneticamente alle condizioni ambientali mutate.
La zona di esclusione di Chernobyl è, invece, un’area estesa di circa 2.600 chilometri quadrati, contaminata da radiazioni, che circonda la centrale nucleare di Chernobyl. La distribuzione dei livelli di contaminazione è irregolare in tutto il territorio. “Le implicazioni della contaminazione radiologica sulla fauna selvatica, soprattutto nei primi anni di vita, sono ancora in gran parte sconosciute”, ha affermato Sameli Piirto, dottorando presso l’Università di Jyväskylä, Finlandia. “Abbiamo ipotizzato che la biodiversità nelle zone contaminate potesse essere compromessa, influenzando la riproduzione degli uccelli, la loro dieta e il microbioma intestinale”.
Per studiare gli effetti della contaminazione radiologica sullo sviluppo degli uccelli, Piirto e il suo team hanno esaminato i comportamenti riproduttivi e le fisiologie di due specie comuni di uccelli canterini europei: la cinciallegra (Parus major) e la balia nera (Ficedula hypoleuca). Queste specie sono state selezionate per la loro ecologia ben documentata.
Le cassette nido sono state posizionate in diverse zone all’interno della zona di esclusione di Chernobyl, suddivise in due categorie: aree ad alta contaminazione radiologica e aree a bassa contaminazione. Sono stati monitorati i nidiacei e gli adulti che hanno utilizzato queste cassette nido, mentre il DNA prelevato da campioni fecali è stato analizzato per studiare la dieta degli uccelli e caratterizzare le comunità microbiche intestinali.
I risultati hanno mostrato che, sebbene il tasso di occupazione dei nidi fosse inferiore nelle aree contaminate, non sono emerse altre differenze significative nell’ecologia riproduttiva o nella salute dei nidiacei tra le due categorie di contaminazione per entrambe le specie. In modo sorprendente, i nidiacei di entrambe le specie hanno mostrato una maggiore diversità di insetti nella loro dieta nelle aree contaminate. Nonostante i livelli di radiazione ambientale non abbiano influenzato la diversità batterica del microbioma intestinale, è stata osservata un’associazione tra i livelli di radiazione e la composizione relativa del microbioma.
“Il contesto di questi risultati offre un nuovo quadro interessante per la comprensione dell’ecologia degli uccelli nelle aree contaminati dalle radiazioni”, afferma Piirto. “Queste scoperte forniscono nuove e preziose informazioni sugli impatti delle radiazioni sugli uccelli giovani, un ambito di ricerca finora poco chiaro“. Questa ricerca potrebbe contribuire a comprendere meglio gli effetti a lungo termine degli incidenti nucleari sulla salute della fauna selvatica. “La contaminazione radiologica introduce un ulteriore fattore di stress per gli organismi, con conseguenze che non sono ancora completamente comprese”, conclude Piirto. “Studiare questi effetti è cruciale se l’umanità intende perseguire un futuro ancora più orientato verso l’energia nucleare”.
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