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MONDO

11 settembre, dopo 22 anni l’attentato alle Torri gemelli miete ancora vittime

A distanza di oltre vent’anni dall’attentato alle Torri gemelle di News York, si continua a morire. Solo pochi giorni fa, alla vigilia del 22esimo anniversario, il corpo dei vigili del fuoco ha aggiunto 43 nuovi nomi al World Trade Center Memorial Wall che commemora i soccorritori colpiti da malattie letali legate all’intensa esposizione a polveri e fumi tossici diffusi dopo l’esplosione. I nomi sul memoriale creato 12 anni fa ora sono 331.

Dall’11 settembre del 2001, gli sforzi per identificare tutte le vittime non si sono mai fermati. Pochi giorni fa le autorità della città hanno dato un nome a un uomo e a una donna morti nell’attentato di al Qaeda portando a 1.649 il numero delle persone identificate dall’ufficio del medico legale grazie a test genetici avanzati.Sono state utilizzate tecniche all’avanguarida, come il sequenziamento del Dna di nuova generazione, più sensibile e rapido delle tecniche convenzionali”, ha spiegato l’ufficio del sindaco di New York Eric Adams.

Ancora oltre mille vittime senza nome

Malgrado i progressi scientifici, il 40% delle vittime resta ancora senza nome: 1.104 persone, delle 2.753 che si ritiene siano morte negli attacchi di due aerei di linea contro le Torri Gemelle di Manhattan. I loro resti sono conservati presso il National September 11 Memorial & Museum e il lavoro per identificati prosegue.

Cerimonie a New York e Pentagono, Biden in Alaska

Quest’anno, di ritorno dal G20 e poi dal Vietnam, il capo della Casa Bianca si è limitato a una cerimonia durante uno scalo ad Anchorage in Alaska. È la prima volta che il presidente non partecipa ai tradizionali eventi organizzati sui luoghi degli attacchi a New York, Pennsylvania e Virginia. Alla cerimonia presso il memoriale di New York c’era invece la numero due Kamala Harris, insieme al marito Doug Emhoff, mentre la First Lady Jill Biden ha deposto una corona di fiori al Pentagono.

Ventidue anni fa, 2.977 vite preziose ci furono rubate in attacchi deliberatamente malvagi contro la nostra Nazione”, ha detto il presidente Usa dall’Alaska. “Ci riuniamo per rinnovare il nostro sacro voto: Non dimenticare mai. Non dimenticare mai i genitori, i figli, i coniugi, gli amici e le persone care che abbiamo perso quel giorno. Non dimenticare mai gli eroi che si sono fatti avanti per salvare i loro connazionali americani e aiutare le nostre comunità a ricostruire nelle ore e negli anni successivi”.

Il programma della giornata ha previsto come tutti gli anni sei momenti di silenzio, con il suono di una campana a ricordare quando il primo aereo dirottato si è schiantato contro la Torre Nord del World Trade Center, quando è stata colpita la Torre Sud e successivamente l’attacco al Pentagono, dove l’aereo di linea dirottato ha ucciso 184 persone.

È stato poi ricordato il momento in cui è caduta la Torre Sud, lo schianto di un quarto aereo, il volo 93 della United Airlines, in un campo a Shanksville in Pennsylvania, dopo che i passeggeri hanno lottato contro i dirottatori, e alla fine la caduta della Torre Nord. Nel corso della cerimonia i parenti delle vittime si sono avvicendati sul palco elencando i nomi di tutti quelli che hanno perso la vita nell’attacco terroristico.

Il memoriale del Trade World Center

È per non dimenticare i quasi 3mila morti dell’11 settembre che sono sorte nel 2011 le due enormi vasche costruite là dove una volta c’erano le Torri gemelle con i loro 400 metri di piani fatti di vetro, cemento e acciaio. Ci sono molti memoriali negli Stati Uniti per ricordare una tragedia avvenuta quando circa il 28% degli americani non era ancora nato, ma nessuno è paragonabile a quello di Ground Zero a New York.

I nomi di tutte le vittime – comprese quelle del Pentagono e del volo 93 schiantatosi in Pennsylvania – sono scolpiti nei 152 parapetti in bronzo che circondano il memoriale. Ci sono anche i nomi delle vittime dell’attacco al World Trade Center del 1993, la prova generale di ciò che sarebbe avvenuto otto anni dopo. In tutto, 2983 vittime. Secondo il progetto firmato dagli architetti Michael Arad e Peter Walker, le vasche riflettenti simboleggiano la perdita della vita e il vuoto fisico lasciato dagli attacchi.

Foto | ANSA / Tg4 – Newsby.it

Le vittime collaterali degli attentati

L’attentato alle Torri gemelle continua a mietere vittime ancora oggi. Alle quasi tremila morti causate dai quattro attacchi suicidi, si sono aggiunti negli anni migliaia di malati che quell’11 settembre erano presenti, per un motivo o per l’altro, nell’area del World Trade Center: residenti, soccorritori o altre persone intervenute per dare aiuto.

La nube tossica generata dal crollo delle torri era carica di inquinanti. Dall’amianto alle diossine passando per i metalli pesanti. Inevitabili le conseguenze a lungo termine sulla salute.

Sono 25mila le persone colpite da tumori e malattie a carico dell’apparato respiratorio, digestivo e nervoso, oltre che da forti disturbi mentali da stress traumatico. Lo rivelano i dati raccolti dal World Trade Center Health Program, il programma di monitoraggio e assistenza medica finanziato dal governo federale.

Gli iscritti al programma sono oltre 100mila, di cui 50mila si sottopongono a controlli regolari. Di questi, circa la metà è affetta da una o più patologie correlate al disastro dell’11 settembre.Preoccupa soprattutto il dato relativo alla maggiore incidenza dei tumori. Tra i reduci delle Torri Gemelle risulta il 10-20% più alta rispetto alla media nazionale.

Tra le patologie tumorali più frequenti figurano il cancro ai polmoni e ai bronchi, della pelle, alla prostata, al seno, il melanoma, i linfomi, cancro alla tiroide e leucemia.

Senza contare le altre patologie connesse all’esposizione ai fumi tossici, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la fibrosi polmonare, riniti, sinusiti e reflusso gastroesofageo cronico.

Si tratta di numeri che secondo gli esperti potrebbero crescere nei prossimi anni perché alcune forme tumorali si sviluppano in tempi lunghi. Come nel caso dell’esposizione all’amianto.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, l’organismo di controllo della sanità pubblica negli Stati Uniti, dalle 400mila alle 500mila persone hanno respirato e assorbito a vari livelli le sostanze tossiche di Ground Zero dopo gli attentati.

Più morti per i tumori che per gli attentati

Il report pubblicato in occasione dei vent’anni dagli attentati dalla Commissione che distribuisce il sostegno finanziario alle vittime dell’11 settembre delinea un massacro durato due decenni, con un numero di persone uccise da tumori e altre malattie di gran lunga maggiore rispetto a quello delle vittime dell’impatto dei jet dirottati dai terroristi di Osama bin Laden.

La Commissione in vent’anni ha erogato compensi a 40 mila tra individui e famiglie per un totale di quasi 9 miliardi di dollari. In gran parte si tratta dei parenti dei soccorritori che si sono avvelenati per i fumi tossici di Ground Zero. Oltre 67 mila pratiche di risarcimento sono state sbrigate negli ultimi dieci anni. Nel 48% dei casi si tratta di persone malate di cancro o altre malattie.

Non vanno dimenticate le conseguenze sulla salute mentale. Tra gli iscritti al Wolrd Trade Center Health Program, quasi 19mila persone sono affette da disturbi mentali, come la sindrome da stress post traumatico. Uno su cinque.

Terroristi detenuti da oltre 20 anni a Guantanamo

I 19 terroristi kamikaze sono tutti morti negli attentati. Quanto ai cinque complici da vent’anni detenuti a Guantanamo, Biden, poco prima di partire per il G20 in India, ha respinto le condizioni per un possibile patteggiamento chieste dai legali di Khalid Sheikh Mohammed, braccio destro di Osama bin Laden considerato l’architetto delle stragi, e di altri quattro terroristi accusati di aver concorso all’attacco.

In base all’accordo, i cinque detenuti avrebbero dovuto riconoscere le proprie colpe e accettare una condanna all’ergastolo, in cambio di alcune garanzie presidenziali (niente isolamento e cure per i traumi causati dalle torture della Cia). Il rifiuto del presidente Usa lascia ai pubblici ministeri militari e ai difensori il compito di trovare un’intesa.

Secondo numerosi esperti giuridici, non ci sarebbero i presupposti legali per rinviare a giudizio e mandare a processo molti dei detenuti che da due decenni sono rinchiusi nel carcere a sud dell’isola di Cuba senza mai aver ricevuto alcuna imputazione formale.

Federica Giovannetti

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