Il 1° dicembre del 1970 in Italia fu approvata la legge che introdusse il divorzio. Ci vollero 18 ore di dibattito, con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato. La legge numero 898 è conosciuta come “Fortuna-Baslini”, dal nome dei due deputati: Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale), primi firmatari delle proposte di legge che furono abbinate nel corso di un lungo iter di approvazione parlamentare, dopo anni di conflitti che proseguirono anche negli anni successivi e dopo che fuori dal parlamento la riforma era stata chiesta e sostenuta dai movimenti delle donne e dai radicali. Da allora sono passati esattamente 50 anni.
Per le donne e gli uomini italiani quello di mezzo secolo fa fu un cambiamento epocale: un salto rispetto alle consuetudini, rispetto all’etichetta e alla concezione del matrimonio e delle relazioni familiari. Venivano scardinate per sempre le regole ipocrite che sorreggevano il concetto di famiglia, di pater familias e di donna del focolaio. La legge è cambiata negli anni. In origine servivano cinque anni di separazione per il divorzio, poi tre, poi uno in caso di separazione giudiziale e sei mesi in caso di separazione consensuale con il divorzio breve.
Si aprì poi la stagione dei diritti civili che ha portato all’equiparazione tra uomo e donna nella famiglia (1975), alla legge sull’aborto (1978), all’abolizione del delitto d’onore (1981) e poi, dopo uno stop ventennale, all’eliminazione delle discriminazioni verso i figli nati fuori dal matrimonio (2012), alle unioni civili e alle convivenze (2016). Una stagione che, forse, si concluderà nel 2021 ove venisse approvato il ddl Zan sulla omotransfobia.
Dopo il sì del Parlamento, ci fu lo storico referendum sulla legge del divorzio
Il 31 agosto 1968 il governo Leone si era fatto promotore di un disegno di Legge che sulla base dell’art. 75 della Costituzione, consentisse di indire referendum abrogativi totali o parziali rispetto ad una Legge dello Stato. Proposta che diventerà legge il 25 maggio del 1970. Già il 2 dicembre il quotidiano Avvenire lancia un appello per indire immediatamente quel referendum che doveva spazzare via la legge appena approvata.
L’obiettivo immediato fu la raccolta delle 500.000 firme necessarie. Raccolsero quasi un milione e mezzo di firme. Una quantità enorme che li convinse che la cultura cattolica fosse così radicata e diffusa da non temere gli esiti delle urne. Invece il risultato del referendum fu sorprendente. In quattro anni si materializza il primo grande scollamento tra valori religiosi e società italiana. La notte del 12 maggio 1974 la vittoria dei favorevoli al divorzio, sancita nel primo storico referendum dell’Italia repubblicana (dal 59,3% dei favorevoli contro il 40,7% dei contrari) è schiacciante. Ci sarà poi successivo referendum per l’abolizione della legge del 1º dicembre 1970, riproposto nel 1981. La maggioranza fu ancora più schiacciante: il 70% della popolazione era ormai favorevole al divorzio.